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24 apr 2015

Par condicio e Informazione

di Luciano Caveri

Nella piccola Valle d'Aosta entra nel vivo la campagna elettorale per le elezioni comunali, come una vasta ragnatela che anima 68 Comuni su 74, ognuno con la sua storia e la sua identità. Tranne dove ci sarà una lista sola, per dinamiche banali o per storie spassose di paese, si può dire che molti scontri saranno appassionanti e spesso segno di vitalità della democrazia, anche se ogni tanto si casca nel pettegolezzi o nella malevolenza. Per capire questa logica di una Valle piccola ma piena di energie, mi è capitato di raccontare a dei non valdostani di come, con una buona percentuale di successo dopo tanti anni di politica, potessi indovinare da dove venisse la persona che mi trovavo davanti. Facile farlo con il cognome o la parlata, meno dal viso o dall'espressività, ma vi assicuro che si può fare. Dimostrazione come un microcosmo valdostano possa sempre, come nella ricerca delle particelle elementari dell'atomo, avere dei sottosistemi che si riescono a decodificare nel tempo e sono affascinanti come l'ordito di un tappeto orientale.

Si deve alla "Associazione Valle d'Aosta 2050" (che ha proposto un progetto "Aosta 2020", ma condivido pure lo sguardo al trentennio successivo, anche se allora - se ci arriverò - avrò novant'anni...), guidata da Giampaolo Marcoz, l'idea di mettere a confronto i sette candidati sindaci, portavoce complessivamente di undici liste. Salone pieno e streaming in diretta del dibattito, di cui non conosco i dati di ascolto, ma il successo penso che sia evidente, perché se ne è parlato molto e questo conta. Non me ne stupisco affatto e ho seguito qualche momento del confronto. La mia partigianeria è evidente: tengo, senza "se" e senza "ma" e non per adesione bovina alla decisione dell'Union Valdôtaine Progressiste, per Étienne Andrione e lo faccio per la caratura di rilievo della scelta. Stimo Étienne e ritengo che il suo anticonformismo e la sua cultura fuori dal comune siano una garanzia per una svolta ragionata e consapevole a vantaggio di Aosta. Ma avrò modo di tornare su questa risorsa utile per la città e per la Valle intera. Fatemi solo aggiungere qui che sa bene di cosa parla, conosce i livelli amministrativi, mastica da sempre la politica e non conta balle. Sapendo che, come diceva Henri Louis Mencken: «Il y a des politiciens qui, si leurs électeurs étaient cannibales, leur promettraient des missionnaires pour le dîner». Ho già letto dichiarazioni mirabolanti degne di questo esempio. Ma veniamo al punto: questa campagna elettorale dimostra che, se non fosse per questa iniziativa tuttavia élitaria, saremmo vittime complete dei meccanismi tragici delle regole - specie sulla televisione - della "par condicio" e cioè le norme sulla comunicazione in periodo elettorale. Una "mordacchia" per i giornalisti ed una mortificazione per i cittadini, privati nel sistema radiotelevisivo di quel "sangue e arena" che nobilita la politica nei Paesi democratici di tutto il mondo. L'anomalia berlusconiana di un competitor monopolista della televisione privata (e dominus di quella pubblica in certi momenti...) ha causato in Italia questo pasticcio. In queste ore, attorno al feretro di Livio Forma, giornalista che contribuì alla nascita del sistema radiotelevisivo valdostano (lui a "Tva", io a "Rta" e poi entrambi alla "Rai"), ragionavamo con colleghi di allora su come le campagne elettorali dalla fine degli anni Settanta fino alla "par condicio" del 1993 erano una delizia di comizi in diretta, di scontri al calor bianco, di informazione a tappeto. Poi il grigiore e la tristezza, oggi con qualche sprazzo di streaming, che copre una piccola parte di popolazione più consapevole. Questo peggiora la politica ed alza il volume alla sfiducia e al distacco. Sarebbe ora, con norme chiare ma non stupide di regolamentazione e con mantenuta attenzione riguardo alle spese elettorali, permettere all'Informazione di fare il proprio dovere. Per dimostrare di essere un Paese europeo.