Utilizziamo i cookie per personalizzare i contenuti e analizzare il nostro traffico. Si prega di decidere se si è disposti ad accettare i cookie dal nostro sito Web.
16 apr 2015

I Comuni lungo l'Arco alpino

di Luciano Caveri

Seguo ormai da distante - perché nella vita ora si è attori, ora si è spettatori - la vicenda della "Macroregione Alpina", la strategia che dovrebbe coinvolgere l'intero Arco alpino. Leggo quel che si scrive e mi pare che, alla fine, il vero problema, prima della soluzione a livello europeo della questione, sarà il tema delicatissimo della perimetrazione. Per capirci: cosa fare delle grandi città subalpine dei diversi Paesi membri? C'è chi non le vuole per evitare di annacquare la componente montana e chi pensa che la presenza di metropoli e città finirebbe per rafforzare politicamente l'operazione. Capisco che non è facile scegliere e forse, alla fine, si potrebbe trovare una soluzione salomonica con un perimetro più vasto, ma con chiarezza d'intervento in area montana, ma si sa che l'esprit de finesse non appartiene a quest'epoca politica. Ci pensavo rispetto ad un tema concreto, che agita direi tutte le Alpi e che riguarda il destino dei Comuni più piccoli. In Valle d'Aosta la materia l'abbiamo normata grazie alla competenza esclusiva dello Statuto, che proposi e portai a casa nel 1993, per cui noi abbiamo mantenuto 74 Comuni, ma prevedendo - attraverso le "Unités des Communes" (nome orribile, sarebbe stato meglio "Communautés") - servizi e funzioni obbligatori. In Italia la situazione è, nei territori montani, "nebbia in Val Padana", malgrado certi trionfalismi di maniera.

Scrive il grande (benché piccolo di statura) Dino Matteodo, occitano e occitanista, sul mirabile giornale "Ousitano Vivo", in un articolo intitolato "Cambiare tutto perché nulla cambi" di gattopardesca memoria: «Come i nostri lettori sanno, con la fine del 2014 i Comuni con meno di cinquemila abitanti in pianura e di tremila in montagna erano tenuti a mettere in servizio associato nove delle dieci funzioni fondamentali attraverso le quali si dipana la vita amministrativa comunale. Lo potevano fare mediante le Unioni, o più semplicemente con una o più Convenzioni tra comuni. Per la stessa data doveva partire la "Centrale unica di committenza - Cuc", senza la quale non si sarebbe più potuto comperare un temperino. Il 2014 è passato, è venuto gennaio, in alcuni casi certe funzioni sono state strutturate in Unione o in Convenzione. In altri casi si è fatto poco o nulla. A gennaio il governo dapprima ha invitato i prefetti a commissariare i comuni inadempienti; poi ha invitato i prefetti ad accompagnare i comuni nella loro opera associativa; alla fine ha presentato un emendamento all'annuale decreto legge "mille-proroghe" per rinviare la messa in comune delle funzioni a gennaio 2016, e ad un altro per rinviare la "Cuc" al 1° settembre 2015. Il messaggio di questi continui rinvii sembra abbastanza chiaro: si tiri a campare alla belle e meglio, intanto le cose non si faranno mai; dopo questi ci saranno altri rinvii». Mi fermo qui: il messaggio sulle riforme all'italiana è chiarissimo e le scelte ingenerano la solita confusione. Non sarebbe male che sulle Alpi si facessero studi comparativi, pur nella diversità degli ordinamenti giuridici. Nella configurazione delle Alpi più ristretta, quella della Convenzione Alpina, le cifre dei Comuni per Stato sono queste: 1.148 Comuni in Austria, 1.756 in Italia, 1.749 in Francia, 944 in Svizzera, 285 in Germania, 60 in Slovenia, undici nel Liechtenstein, uno per il Principato di Monaco (anche se fa sorridere, visto che è località marina...). Il totale fa 5.954 Comuni. Sarebbe bene che ci fossero interscambi per capire le differenti scelte effettuate: la "Macroregione Alpina" mostrerebbe una collaborazione fattiva su un tema concreto, partendo da quel tassello di democrazia che Emile Chanoux definiva «le premier organisme social» dopo la famiglia. Quella democrazia di prossimità che nella Confederazione elvetica - «il y a des peuples qui sont comme des flambeaux...» - resta un caposaldo nel nome del federalismo e della sussidiarietà. E' tempo di capire quanto di nuovo ci sia in questa storia di far convivere un Comune minuscolo e la dimensione europea alpina.