Utilizziamo i cookie per personalizzare i contenuti e analizzare il nostro traffico. Si prega di decidere se si è disposti ad accettare i cookie dal nostro sito Web.
24 mar 2015

L'orrore dell'estremismo islamico

di Luciano Caveri

Una volta le crociere erano il gran lusso e chi poteva permettersele era assai danaroso. Oggi, invece, specie in periodi fuori stagione come gli attuali, si trovano formule per tutte le tasche. Così queste due navi di lusso ieri erano all'ancora a Tunisi con un carico prevalentemente di pensionati per un tour della città. In un Paese in via di pacificazione e con un partito islamico che condivide le leve del potere, penso che la presenza dei turisti fosse da considerarsi come un rischio calcolato. Ed invece i fatti drammatici con morti e feriti sono di fronte a noi e con modalità che commuovono, perché ad essere colpiti sono state personali normali, come se fossero dei nostri vicini di casa o noi stessi. Questa è la logica dell’integralismo islamico: sparare nel mucchio e uccidere senza pietà. La nostra religione, pur negli andirivieni e in certi errori-orrori della Storia, è basata sull'Amore, per loro estremisti conta l'Odio, la prevaricazione, la morte del Nemico.

Ed hanno molta acqua in cui muoversi come i pescecani, comprese situazioni di disperazione come l’irrisolto conflitto palestinese o la terribile vicenda siriana. E possono anche fare affidamento su una sorta di silenzio di troppi islamici, che in fondo - come capitava con le "Brigate Rosse" prima maniera - li considerano dei «compagni che sbagliano», mentre sono dei delinquenti e criminali. Non ci può essere sentimento anti-occidentale o sicurezza sull'esclusiva bontà delle proprie idee che si trasformi in qualcosa di così enormemente aberrante. Ma che sia chiaro e scriviamolo a lettere cubitali a futura memoria che OGNI SILENZIO SUONA SIN DA ORA COME COMPLICITA'. Se penso che tra poche settimane inizierà l'enorme macchina dell'Expo e che, a seguire, ci sarà il Giubileo straordinario voluto da Papa Francesco (che certo sulla strage di cristiani nel mondo non sta zitto) confesso di avere delle grandi preoccupazioni. Non che per questo si debba ridimensionare l'insieme degli impegni pubblici e vivere chiusi nel proprio riccio per proteggersi. Personalmente voglio continuare a vivere senza pensare alle ombre che incombono sulla nostra vita: non sarebbe più vivere, ma sarebbe anche bene avere azioni attive e non solo passive. Questo Stato Islamico, ormai fulcro di diversi movimenti della Jihad (parola di origini spirituali oggi diventata "guerra santa"), va combattuto e distrutto senza troppi "se" e "ma", certo con tutte le accortezze diplomatiche del caso. E vanno distrutti tutti gli addentellati qui in Occidente e vanno considerate, in tutta la loro gravità, tutte le attività collaterali che creano complicità e pure l'indifferenza rischia di essere grave. Non si tratta affatto di immaginare deroghe allo Stato di Diritto ed ai princìpi costituzionali, ma bisogna evitare che le giuste formule di tutela e di garanzia (come il lassismo evidenziatosi in certe sentenze dei Tribunali) finiscano per diventare ossigeno per chi ci vuole morti ed immagina persino di distruggere ogni presenza architettonica e museale della nostra presenza. Chi sgozza le persone senza pietà e usa concetti abnormi e distorti va combattuto senza pensare con il metro del garantismo che ci è proprio. Non esiste una "guerra di civiltà" e men che meno una logica di "giustizia fai da te", ma si tratta di metter in campo tutte le opzioni possibili, compresa quella militare, prima che sia troppo tardi. La minaccia: «E' un fenomeno davvero nuovo rispetto al passato, quando il terrorismo aveva l'obiettivo di spaventare con i suoi atti, di diffondere un senso di precarietà e di paura di poter essere in ogni momento colpiti. Oggi non è più così, i destinatari di queste esecuzioni compiute in un modo così terrificante non sono gli occidentali, ma gli stessi musulmani di tutto il mondo che vedono, che assistono a una lezione voluta dagli uomini del Califfato. La lezione è che la potenza del Califfato è in grado di sopprimere quelli che prima erano i padroni del mondo, gli americani, gli inglesi, i giapponesi. E' la prova della variazione dei rapporti di forza nel mondo. L'Islam è di nuovo forte, vincente e in grado di giustiziare, di punire gli infedeli. Questo è il messaggio e i destinatari non siamo noi, non è Obama, non è Cameron, ma i musulmani spettatori di questa orribile messa in scena, in cui il guerriero dell'Islam sgozza l'infedele, che è in ginocchio e subisce la sua sorte senza poter reagire. E' l'agnello sacrificale ed il coltello è lo strumento del sacrificio umano». Sono minoritari? «Minoritario è un concetto un po' curioso. Cosa vuol dire? I nazisti erano minoritari rispetto ai tedeschi e hanno governato, ahimè, la Germania ed una buona fetta dell'Europa fino al 1945. I bolscevichi erano quattro gatti rispetto al Partito socialista menscevico eppure hanno dominato la Russia e un pezzo del mondo per quasi un secolo. Il concetto minoritario è disorientante nel momento in cui ci sono delle minoranze fortemente determinate che hanno un progetto deciso e sono più abili e capaci delle maggioranze fatte da nullafacenti, da tiepidi, da gente che tira a campare, ad arrivare al giorno dopo, e non vuole essere disturbata e accetta qualsiasi cosa in cambio del quieto vivere. Le dittature, i sistemi totalitari sono la conseguenza di questo rapporto tra minoranza e maggioranza. La maggioranza degli abitanti musulmani, che vuole arrivare al giorno dopo, non pensa che i guerrieri della Jihad spariranno, anzi è convinta che prenderanno tutto il potere, questo è il problema». La forza attrattiva: «Tra i combattenti stranieri del Califfato ci sono persone nate e cresciute da un paio di generazioni in Europa, in Occidente, in buona parte sono inseriti nella società, quindi non degli emarginati per i quali andare a giocarsi la vita in un Paese di cui non sanno nemmeno la lingua costituisce un'alternativa attraente al nulla della vita quotidiana. Questo pone una serie di interrogativi più complessi di quelli risolti in modo un po' spiccio con la retorica letta sui giornali dopo le vicende parigine, come se si trattasse di corpi estranei, di meteoriti arrivate nelle nostre ben ordinate e felici società dai deserti dell'Arabia. Il problema è molto più complesso, perché questa gente è la conseguenza del fallimento di tutte le politiche di integrazione che sono state fatte nei paesi occidentali negli ultimi cinquant'anni, soprattutto nei confronti delle minoranze che professano la religione musulmana. Il fascino di un'esperienza così estrema come dare la propria vita in una guerra senza quartiere come quella siriano-irachena portata avanti dal Califfato nasce dall'attrazione esercitata da una scelta totalitaria in un mondo problematico, opaco, grigio e privo sostanzialmente di valori certi come il nostro. Il bene da una parte, il male dall'altra, essere arruolati nelle "legioni del bene", sentire la vertigine di aver scelto una via dritta, definita. La fascinazione del totalitarismo, che funzionava anche fuori dall'ambito religioso, fino a un certo punto, nel caso dell'ideologia comunista: la gente si immolava convinta che il comunismo fosse la verità. L'Islam è la "santa causa" in un mondo dove le sante cause non ci sono più, come è l'Occidente». Ragioniamoci, per favore. Gli alieni, cattivissimi, sono umani come noi senza dover provenire da un altro pianeta.