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12 feb 2015

Pupazzi di neve

di Luciano Caveri

Ecco giungere, infine, abbondante la neve, caduta in montagna e in pianura, e diventa di conseguenza il principale argomento di conversazione. Il meteo, oggi allargato ormai a geremiadi sui cambiamenti climatici, penso che sia una delle occasioni di parlarsi fin dai tempi delle caverne. La modernità è rappresentata dall'uso dei telefonini come walkie-talkie con persone, a poche centinaia di metri di distanza, che si chiedono «Com'è lì da voi?», come se uno chiamasse dall'Australia e l'altro fosse in Kirghizistan. Trovo, a proposito della copiosa nevicata, molto divertente l'idea lanciata dal sindaco di Cuneo, Federico Borgna, che ha chiesto ai bambini della città di riempire di pupazzi di neve la centralissima via Roma. I pupazzi di neve hanno un fascino straordinario, perché sono un legame solido fra adulti e bambini, perché non è così facile farli e perché scopre in noi grandi il loro lato fanciullesco.

Come non ricordare "Le bonhomme de neige" di Jacques Prévert: "Dans la nuit de l'hiver Galope un grand homme blanc C’est un bonhomme de neige Avec une pipe en bois, Un grand bonhomme de neige Poursuivi par le froid. Il arrive au village. Voyant de la lumière Le voilà rassuré. Dans une petite maison, il entre sans frapper Et pour se réchauffer, S'assoit sur le poêle rouge Et d'un coup disparaît Ne laissant que sa pipe Au milieu d'une flaque d'eau, Ne laissant que sa pipe Et puis son vieux chapeau..."

E' in fondo quel "liberi tutti" del sindaco di Cuneo quel che ci voleva rispetto a tutto l'allarmismo e a vedere a tutti i costi solo il lato negativo di "Big Snow", un intenso vortice ciclonico di origine atlantica, che è stato la causa del maltempo di queste ore. A me naturalmente piace moltissimo la neve e dunque potrebbe nevicare anche di più. Sono attrezzato e qualche disagio è ampiamente compensato dal paesaggio e dal silenzio ovattato creato da una bella nevicata. Anche se ha ragione il grande scrittore alpino, Mario Rigoni Stern, a dire che alla gioia si mischia, invecchiando, anche un senso di malinconia per i bei ricordi: "La neve ti mette tanta malinconia. Io ricordo quando sono nella mia stanza o a casa mia e vedo nevicare, la prima neve d'autunno, è una valanga di ricordi che ti preme il cuore". Bello "valanga di ricordi" pensando alla neve... Certo è che chiamare il ciclone in inglese "Grande Neve" è il solito provincialismo italiano nel dare a qualunque anglicismo un valore assoluto e c'è pure una verniciatura artica risibile per un evento di questo genere. Anche se poi, a dir la verità, le code epocali su molte autostrade dei Tir mostrano che alle previsioni del tempo in Italia non si dà grande affidamento. Per altro, malgrado l'aria grave di tutti i meteorologi che quando devono annunciare il brutto tempo sembrano annunciare una sciagura e fanno grandi sorrisi per il sole cocente fuori stagione, l'apertura dei telegiornali dedicata alle nevicate è molto meglio sia dei "pastoni" politici ormai indigeribili e anche del campione ormai infinito di brutture di questo nostro mondo. Roba da invidiare per sempre le paciose marmotte che, in letargo nelle loro tane, aspettano il disgelo e la bella stagione, senza wi-fi nella loro tana ed antenne satellitari all'esterno.