Utilizziamo i cookie per personalizzare i contenuti e analizzare il nostro traffico. Si prega di decidere se si è disposti ad accettare i cookie dal nostro sito Web.
05 feb 2015

Non datemi un martello

di Luciano Caveri

Ci sono cose per cui uno è portato ed altre per cui non lo è. Confesso qui la mia invidia e la mia ammirazione per tutti quelli che hanno capacità manuali. Una volta avrei detto per chi abbia dimestichezza con il "bricolage". Parola che nel passato comprendeva "i piccoli lavori eseguiti in casa per hobby o divertimento". Termine preso, armi e bagagli, dal francese "bricolage", derivazione di "bricoler - fare lavoretti", a sua volta legato a "bricole - lavoro di poco conto". Ma ormai i dizionari dovrebbero aggiornarsi. Basta entrare - e a me, negato nella materia, vengono le vertigini - nei centri specializzati per bricoleurs: trovi dalla vite alla centrale nucleare in comoda scatola per il montaggio. Rispetto alla vecchia ferramenta già ricca di prodotti, ci trovi una gamma inesauribile di cose in vendita, tanto da restarne stupito.

Dimostrazione che non esiste ormai materia dello scibile umano che sfugga al patito del bricolage in grado di costruire una bomba ad alto potenziale con il fertilizzante o di montare una cucina simile ad un puzzle con cinquemila pezzi. Per cui, "bricolage" è una parola che va espansa rispetto ai vecchi "piccoli lavoretti". Ho alcuni amici che sembrano ormai tipo scienziato pazzo con garage simili a officine della "Nasa" e kit per ogni evenienza. Io provo invidia ed ascolto rapito dalla valentia con cui costruiscono, riparano, manutengono. Par di capire che le loro mogli si dividano in due categorie: le "ammirate" che esaltano le doti virili del maschio tecnologico e quelle ormai "attonite" da mariti che spariscono nel loro "regno" a fare i lavori più vari per intere giornate. Sono loro le peggiori delatrici e, dopo qualche bicchiere, confessano che i loro partner non sempre l'azzeccano, combinando spesso dei pasticci, ma soprattutto spendono il quadruplo di quanto spenderebbero se si affidassero ad un artigiano professionista. Ma la logica del "fai da te" è una gioiosa scelta autarchica. Da Natale le cose sono ulteriormente peggiorate per me, ed il confronto con i capaci quasi umiliante. La mia dolce metà, che appartiene ad una mutazione genetica della "donna bricoleuse" in grado di svolgere qualunque lavoro domestico anche per nulla al femminile, ha voluto mettermi alla prova con due regali di Natale. Il primo è un piccolo drone, e sin dalla prima lettura del manuale mi è venuto il mal d'aria. L'ho esaminato e studiato e già il fatto che vada manovrato con una app del telefono portatile mi ha turbato. L'ho rimesso nel suo cartone e aspetto un giorno di bel tempo per rompere gli indugi e "vedere l'effetto che fa". Psicologicamente mi sento come un pioniere dell'aeronautica pronto al periglioso cimento con il rischio di fallire. Idem con patate per il secondo oggetto, indubbiamente utile per evitare di infilare gli sci dentro la macchina: l'inquietante portasci magnetico. Oggetto pregiato e dimostrazione dell'ingegno umano, ma con istruzioni sul montaggio da choc. A parte il pericolo per chi abbia il pacemaker, esistono rischi se la velocità dell'auto è troppo alta, la tenuta non va oltre un certo numero di ore ed inquietano certe avvertenze per la tenuta della vernice del tetto della macchina. Il montaggio? Sto studiando e spero di non essere rimandato a settembre, perché sarebbe troppo tardi per la stagione invernale. Mentre scrivo mi comunicano dalla regia che mia moglie ha montato in dodici secondi il portasci, ennesimo smacco di chi è negato per queste cose. Fonderò un club degli sfigati del bricolage o tirerò avanti facendo corsi di apprendistato...