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03 gen 2015

Pensieri di fine anno (con Renzi inaspettato ospite)

di Luciano Caveri

Inaspettato ospite, atterra nella notte, all'aeroporto "Corrado Gex" di Saint-Christophe, Matteo Renzi (e famiglia, così pare) su di un jet dell'Aeronautica Militare e questo sancirebbe l'ufficialità della visita, segretamente programmata, visto che la Provincia autonoma di Bolzano aveva annunciato la presenza in queste ore da loro del premier per una vacanzina. Lo scoop del suo arrivo lo vince, via "Twitter", Giovanni Pellizzeri, direttore di "Aostanews24", che ha avuto la "soffiata" giusta: chapeau! Che farà Renzi in Valle? Qualcuno scrive che potrebbe "salutare" gli italiani attraverso la diretta "Rai" di Capodanno da Courmayeur. Avverrà davvero così, poco dopo l'addio alla Presidenza del Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, attraverso il tradizionale discorso di fine anno dal Quirinale? Lo sapremo oggi, per ora si tratta solo di supposizioni. Comunque sia, questa mia è l'ultima rubrica di quest'anno: la trecentosessantacinquesima e lo scrivo in lettera perché mi fa impressione essere riuscito anche quest'anno a poter confermare la costanza dell'impegno. Ringrazio chi mi segue e spesso mi offre testimonianza personale o scritta del loro interesse, che mi lusinga. Bilanci e prospettive sono caratteristiche di queste ore, in cui aspettiamo quell'attimo - alla fatidica Mezzanotte - in cui si passa in un istante al nuovo anno. Si chiude un anno, il 2014, ancora cupo per diverse ragioni. Il quadro internazionale resta incerto per una crisi finanziaria che offre rari squarci di luce e con focolai di guerra e violenza che fanno paura, mentre l'Europa balbetta ancora con un politica fatta di debolezze e divisioni e con scelte a metà che lasciano l'Unione europea in mezzo al guado e l'Italia aspetta di giudicare un "renzismo" ancora tutto da capire, ma i dati dell'economia sono cattivi e la politica ipnotizzata da "un uomo solo al comando" pone interrogativi in chi non se la sente di firmare cambiali in bianco. Si pensava che l'epoca del personalismo nella politica italiana fosse stato archiviato con il fallimento del berlusconismo e invece la logica salvifica sembra non tramontare mai nella fragile democrazia italiana. La Valle d'Aosta, invece, ha messo la retromarcia e le cose vanno male in un clima minaccioso per l'autonomia speciale. A proposito: Renzi su questo dirà qualcosa in queste ore, visto che le più recenti proposte di "sparizione" dell'autonomia valdostana vengono da esponenti del partito di cui è segretario, il Partito Democratico, e stamattina su "Repubblica" il sottosegretario Graziano Del Rio annuncia che questa è la volontà anche del Governo? Questa volontà, oggi esplicitata, si è concretizzata appunto con un crescendo di pesanti messe in discussione dell'Autonomia da Roma e purtroppo anche da una evidente sua consunzione "interna", specie per una sorta di paralisi istituzionale. Tutti se ne lamentano, ma poi - come se ci fosse una cappa di gas soporifero - la reazione pare diventare, tranne che per una parte combattiva di opposizione, una sorta di rassegnazione. Il "rollandinismo" incombe ancora, ma ormai ha assunto la veste di un disegno personalista al tramonto. Non ci sono né soldi (per i tagli feroci e i meccanismi del "Patto di stabilità" su cui a Renzi qualcosa va detto) né idee per il futuro e un grigiore avvolge tutto, togliendo speranze, come una trottola che giri stancamente prima di fermarsi per sempre. Periodiche aperture al dialogo si fermano sulla porta del Palazzo regionale, dove la logica dell'Esecutivo e del suo vasto entourage è quella di resistere e sopravvivere in una solitudine del potere senza precedenti, che metterebbe solo tristezza, se non fosse che a rimetterci da questo stato di cose è la comunità tutta intera, ormai impoverita e depressa. Sembrava che il cambiamento fosse a portata di mano e molti, me compreso, ci avevano creduto, ma poi le "sabbie mobili" hanno per ora inghiottito ogni disegno di mutamento, anche a causa della pavidità e del doppiogiochismo di alcuni. Ma è inutile indugiare sul passato e quel che non era ancora maturo prima o poi arriverà. Per cui, sfidando i musi lunghi e gli immobilisti, resto ragionevolmente ottimista. C'è, sempre buona, frase di Antonio Gramsci «nella vita bisogna avere il pessimismo della ragione e l'ottimismo della volontà», la cui logica - riferita a filosofi e intellettuali - resta valida, al di là della ideologica ispiratrice, per chiunque voglia impegnarsi in politica: non basta conoscere il mondo, ma è giunta l'ora di cambiarlo. Con Antoine de Saint-Exupéry: «Pour ce qui est de l'avenir, il ne s'agit pas de le prévoir mais de le rendre possible». Insomma: un anno in cui poter ottener i risultati sperati, sapendo che in parte ne siamo fautori e in parte incombe il Caso con i suoi capricci. Buon Anno a ciascuno di voi con cui - giorno dopo giorno - ho condiviso i miei pensieri quotidiani e spero di poterlo fare, con altrettanto impegno, nel 2015. «Eheu fugaces labuntur anni», diceva Quinto Orazio Flacco e cioè «Ahimè, gli anni scorrono velocemente!».