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02 gen 2015

Quel traghetto alla deriva

di Luciano Caveri

La vita può creare anche delle sorprese, per cui mai dire mai. Ricordo quando a Roma, da deputato, scherzavo sul fatto che - da valdostani - sarei stato ideale come Ministro della Marina mercantile (dicastero realmente esistito all'epoca in cui si moltiplicavano i dicasteri per avere abbastanza poltrone per molti sederi) per la totale mancanza di interessi personali e locali... E invece è capitato egualmente, anche ad uno piantato per nascita in mezzo alle Alpi, di occuparsi di trasporto marittimo. Mi è capitato a Bruxelles, quando ho presieduto la Commissione che si occupava anche di questa materia al Parlamento europeo. Ricordo in particolare che mi occupai dell'affondamento della petroliera "Prestige", battente la bandiera delle Bahamas, al largo delle coste spagnole il 19 novembre 2002 con un carico di 77.000 tonnellate di petrolio. Una marea nera che causò un disastro ambientale in una vasta zona compresa tra il nord del Portogallo fino alle Landes, in Francia. La più colpita fu la Comunità autonoma della Galizia, dove andai in visita ufficiale per capire gli avvenimenti e per questo studiai - e ne ho una buona memoria - un corposo dossier sulle "navi carretta", cioè le navi che solcavano le acque marine europee senza le necessarie misure di sicurezza e con gli equipaggi inadatti a far fronte alle emergenze. Ma c'erano altri dossier scottanti, che riguardavano appunto un'armonizzazione della materia della navigazione marittima per evitare rischi e danni a vantaggio, invece, di norme di sicurezza e di controllo. Molto è stato fatto, ma quel che è capitato in Adriatico con il traghetto "Norman Atlantic" dimostra quanta strada si debba ancora percorrere. Sarà la Magistratura ad acclarare dinamiche e a stabilire se ci siano state o no responsabilità nell'incendio e nelle sue successive conseguenze, specie sotto il profilo già molto discusso delle prescrizioni assai recenti dopo un controllo sulla nave italiana che era stata affittata per sostituire la nave greca che normalmente svolgeva il servizio fra Grecia e Italia. Così come bisognerà capire se tutto abbia funzionato nella macchina dei soccorsi e nelle scelte tecniche quale reazione agli eventi. Bisogna farlo a maggior ragione perché, se si è evitata un'ecatombe come dice Matteo Renzi, una tragedia c'è stata comunque, specie se saranno confermati, oltre ai morti già noti, i dispersi. Anche se non si agisce in questo caso sotto l'impulso di una spinta giustizialista dell'opinione pubblica, ammirata dal coraggio dei soccorritori. Va detto, tuttavia, che sul caso ho visto "Twitter" ribollire di commenti e preoccupazioni e pure di sciocchezze, come il parallelo fra le azioni umanitarie della Marina in soccorso dei migranti in arrivo dall'Africa sui barconi e gli interventi dei viaggiatori sul traghetto. Gli avvenimenti, però, dimostrano quanto sia giusta la strada, specie lungo le coste dell'Unione europea, di avere un esatto coordinamento fra le diverse autorità nazionali per vigilare sulla sicurezza delle navi passeggeri e trasporto. Così come su è chiarito per l'ennesima volta quanto ci si debba abituare ad azione d'intervento di emergenza senza più tenere conto delle vecchie frontiere fra Stati, ma agendo in una dimensione integrata a carattere comunitario. Ma questo obbliga a dotarsi di protocolli condivisi, di piani di azione efficaci e di esercitazioni apposite, che permetta di capire bene - e su questo caso c'è stata qualche confusione - chi fa che cosa per essere efficaci.