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25 dic 2014

Voglio la neve!

di Luciano Caveri

Il clima cambia, oggi come da sempre, ma questa volta una parte maggioritaria della Scienza ci ammonisce sul fatto che non è la Terra che va per conto proprio, oscillando fra caldo e freddo, ma siamo noi esseri umani a provocare una larga parte dei cambiamenti con i nostri comportamenti dissennati e in parte irreversibili. Giorni fa, a Lima in Perù, il tema è tornato all'attenzione dei decisori di tutto il mondo. E "Wired" ha così sintetizzato con efficacia: "Troppo poco per gli ambientalisti, troppo per i negazionisti del "Climate Change". Certo è che la ventesima "Conferenza sul Clima delle Nazioni Unite - COP20" tenutasi dal primo alla notte del tredici dicembre nella capitale peruviana, stabilisce una road map di avvicinamento a quella che sarà invece la conferenza decisiva a Parigi, nel dicembre 2015, dove i governi dovranno assumere decisioni definitive per evitare la soglia di aumento del riscaldamento globale oltre i due gradi centigradi". Parigi sarà un passaggio determinante per un accordo storico, altrimenti prepariamoci al peggio. Questo sulle Alpi può avere conseguenze pesanti con mutamenti che inquietano e parlarne di questi tempi non è casuale. Basta purtroppo guardarsi attorno per capirlo. Sul punto bisogna intendersi: senza neve, ancora prima che questa penuria risulti un danno economico per il turismo invernale, è evidente che Natale perde un pezzo sotto il profilo sentimentale. Manca cioè un elemento fondamentale. Guardavo ieri questo paesaggio brullo, con qualche chiazza di neve sulle cime, cui corrisponde pure - a chiusura di un anno eccezionale per le alte temperature - una mitezza di clima che deve preoccupare. Sulle Alpi, purtroppo, quest'anno è così e non si può affatto dire "mal comune mezzo gaudio". Il fatto che neve non cadesse per tempo nella mia infanzia era impensabile: lei, la neve, arrivava sempre. Era una certezza e avvolgeva tutto, come da copione. Oggi non è sempre così ed è un peccato, perché, come ha scritto Antonine Maillet, certa magia vale anche per gli adulti: «La neige possède ce secret de rendre au coeur en un souffle la joie naïve que les années lui ont impitoyablement arrachée». Ma esiste una descrizione ancora più bella di Maxence Femine, che traggo da un suo libro, regalatomi anni fa, tradotto in italiano: «La neve possiede cinque caratteristiche principali. E' bianca. Dunque è una poesia. Una poesia di una grande purezza. Congela la natura e la protegge. Dunque è una vernice. La più delicata vernice dell'inverno. Si trasforma continuamente. Dunque è una calligrafia. Ci sono diecimila modi per scrivere la parola neve. E' sdrucciolevole. Dunque è una danza. Sulla neve ogni uomo può credersi funambolo. Si muta in acqua. Dunque è una musica. In primavera trasforma fiumi e torrenti in sinfonie di note bianche». Ma appunto quest'anno si fa attendere e sulla nostra pelle, dopo alcune stagioni favorevoli, torna a pesare il segno di quei cambiamenti climatici, che già preoccupano con quelle piogge monsoniche che innescano inondazioni e accelerano le frane, moltiplicando le zone a rischio sulle nostre montagne. Tempi grami anche su questo fronte, come se ce fosse stato bisogno nel marasma generale.