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27 ott 2014

Troppe mafie

di Luciano Caveri

Ho molto apprezzato l'indagine, con blitz notturno, condotta dalla Questura di Aosta, contro una banda di ladri di rame romeni, che si trovavano nella zona di Pila, tornando con sfacciataggine dove avevano già provato un "colpo". Un'azione ben studiata quella della Polizia, che ha condotto all'arresto di cinque persone, che davanti al giudice hanno solo detto - bella scoperta la loro! - di «agire su commissione». Potrebbero essere gli stessi figuri che, ancora negli scorsi giorni, hanno saccheggiato alcuni cimiteri in Valle d'Aosta di rame e dire che chi fa queste cose merita pene esemplari è dir poco. Trovo ributtante e mi prudono le mani pensare a chi che si aggira, come se niente fosse, in mezzo alle tombe per rubare. Visto che a me piace scorrere la cronaca dei giornali locali di tutta Italia, questa storia dei furti di rame è una costante dappertutto e non a caso, già anni fa, è nato al Viminale un "Osservatorio nazionale sui furti di rame". Un articolo di qualche tempo fa scriveva "Wired": "Il rame è diventato a tutti gli effetti un tesoro che fa gola alle organizzazioni criminali. Oltre a essere considerato il miglior conduttore elettrico e termico dopo l'argento, è resistente alla corrosione, robusto e flessibile e può essere riciclato al cento per cento senza perdere le sue capacità. Non è magnetico, è facilmente lavorabile e duttile. Inoltre, è batteriostatico, cioè combatte la proliferazione dei batteri sulla sua superficie; è impermeabile ai gas ed è facilmente piegabile, e non invecchia se esposto alla radiazione solare. Ha un'area di esportazione vastissima: è richiesto dall'Europa dell'est (in particolare Polonia, Germania, Austria e Ungheria) fino in Cina e in India. La filiera di questo mercato è vasta e molto organizzata: piccoli ladri rubano il rame che poi lo rivendono a rottamai e grossisti fino a cinque euro al chilo. Da qui, il metallo viene spedito in fonderia oppure lavorato sul posto. Una volta trasformato in anonime barre, il rame viene esportato all'estero, dove viene rivenduto e rimesso nelle diverse catene riproduttive. Il metallo viene lavorato, trasformato, riutilizzato in videogiochi, telefonini di ultima generazione o nei cavi che alimentano gli impianti fotovoltaici di mezzo mondo. E' possibile, inoltre, che il rame esportato rientri in patria e venga rivenduto all'interno di altri oggetti". Pare che il coordinamento nazionale e l'azione di contrasto capillare sul territorio diano buoni risultati, anche se evidentemente il problema non è solo colpire chi compie i furti, ma risalire pazientemente alla filiera di chi acquista e riutilizza il pregiato metallo. Quel che appare evidente è come ormai alle organizzazione criminali italiane - vedi mafia, 'ndrangheta, camorra, sacra corona unita ed altre simili - si siano sommate e sovrapposte, in reti di alleanza e in concorrenza fra loro, le nuove Mafie d'importazione. Se entrate nel sito di "Libera", l'associazione storica antimafia creata da don Luigi Ciotti, vi prende l'infarto, perché si spiega - con un colpo d'occhio che mette assieme un affresco da paura - come da una trentina d'anni si sono sviluppate, specie nella zona del centro-settentrione (il Sud è già altrimenti presidiato...). Si comincia con la mafia albanese (prostituzione, droga, traffico d'armi, furto d'auto, rapine in ville), si prosegue con la mafia romena (stessi reati di quelli precedenti, ma con particolare violenza verso le ragazze avviate alla prostituzione, ridotte in schiavitù), si segnala anche la mafia bulgara in connessione con elemento di etnia "Sinti" (sfruttamento dei minorenni per furti, borseggi e accattonaggio e contrabbando). L'elenco prosegue con la mafia nordafricana: la parte nigeriana si distingue per lo sfruttamento della prostituzione e per il trasporto della droga, quella maghrebina anche per l'immigrazione clandestina, come ben si sa di questi tempi. Vi sono poi la mafia sudamericana (spicca ovviamente per la droga), quella russa (che investe in Italia soldi di provenienza illecita) e infine quella cinese (che si distingue per gioco d'azzardo, prostituzione coperta da sale massaggio, contraffazione di marchi in attività commerciali). Un quadretto davvero preoccupante, che crea vivo allarme in qualunque cittadino onesto, compresi quegli immigrati di quei Paesi, che si trovano "bollati", come capitava in passato agli onesti valdostani, che nel mondo venivano talvolta accomunati a chi, arrivando dall'Italia, esportava la mafia dei propri Paesi d'origine. E' triste da dirsi, ma oltre alle ovvie attività di prevenzione e di "intelligence", ci vogliono inchieste articolate e al processo condanne esemplari, oltreché espulsioni certe e accordi, quando possibile, per far scontare la galera ai delinquenti nei loro Paesi d'origine, che in certi casi è un deterrente mica da ridere. Altrimenti bisognerà rassegnarsi al "rischio Far West" con una vita blindata e piena di timori, e non è una gran cosa.