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04 ott 2014

La politica delicata come un orologio meccanico

di Luciano Caveri

L'interrogativo non è per nulla banale. Che cosa allontana sempre di più le persone normali dalla politica? Il tema è complesso, ma che il fenomeno ci sia lo si vede da una serie di fatti non contestabili. Il primo è il tasso crescente di astensionismo dal voto e non mi si dica che questo avviene anche in vecchie democrazie - tipo Stati Uniti o Svizzera - perché la scelta di disertare le urne in Italia è invece il segno di una patologia. Il secondo è l'incapacità dei partiti di restare un'arena che attiri le persone e ne canalizzi le idee e le energie. Lo si vede dal tasso di partecipazione alla vita dei partiti, che sia la banale iscrizione o la partecipazione alle manifestazione di vario genere. Un terzo punto, verificabile in qualunque banale discussione, è la feroce e talvolta cieca logica "antipolitica" (e "antiparlamentare"), che fa di ogni erba un fascio e soprattutto indica raramente, sbollita la rabbia, soluzioni concrete. Novità poi è il rischio di una politica avvelenata con tifoseria da stadio sui social: è stato definito tribalismo digitale. Ma certo la politica non fa del suo meglio per reagire. "Tangentopoli" sembrava essere stato il punto e a capo ed invece sono tornati. Molti corrotti si insinuano nel sistema politico e si sono fatti furbi. Ci sono poi i sistemi elettorali che tendono, come per le politiche, a consentire a nominati dai partiti di entrare in Parlamento senza scelta dei cittadini. Idem per la serie di accrocchi come le aree metropolitane che l'elettore vede con il binocolo. Per non dire di chi è stato deluso da esperienze politiche da consigliere comunale, visto il ruolo marginale dei Consigli rispetto al forte potere dei Sindaci con elezioni diretta. E nei partiti c'è il rischio che poche élites decidano per tutti e l'applicazione di moda del centralismo democratico (chi ha la maggioranza zittisce la minoranza) rischia di far morire il concetto della ricerca di compromessi elevati per superare ogni impasse. Poi esistono due altri aspetti letali, che emergono nella politica italiana. Anzitutto il letale embrassons-nous, di cui la situazione a Roma è emblematica, che implica che - nel nome della crisi - ci si accordi su formule di "entente cordiale" (che magari celano "entente hostile"...), che sortiscono l'impressione che tutti diventino uguali a destra come a sinistra, sopra come sotto. Con la sgradevole sensazione di frontiere che saltano, rendendo tutto informe e talvolta repellente. Infine fa male l'effetto annuncio che sembra essere segno dei tempi e talvolta nell'enfasi di una fretta che fa mettere in cottura così tante pietanze che il cuoco a tavola non riuscirà infine a portare nulla. Compendio a questo atteggiamento è invece la logica dell'occultamento e cioè il meccanismo con cui si nascondono i dossier più delicati in cassetti con il doppio fondo. I miei non sono mugugni e non mi chiamo fuori da un sistema in cui ho vissuto per anni, cercando tuttavia di pensare - ammesso che io ce l'abbia - con la mia testa. Ma sono argomenti di riflessione, perché la democrazia è meccanismo delicato come quello di un orologio meccanico.