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24 lug 2014

Malgrado tutto, carpe diem!

di Luciano Caveri

«"Cogli l'attimo, cogli la rosa quand'è il momento". Perché il poeta usa questi versi? [...] Perché siamo cibo per i vermi, ragazzi. Perché, strano a dirsi, ognuno di noi in questa stanza un giorno smetterà di respirare: diventerà freddo e morirà. Adesso avvicinatevi tutti, e guardate questi visi del passato: li avrete visti mille volte, ma non credo che li abbiate mai guardati. Non sono molto diversi da voi, vero? Stesso taglio di capelli... pieni di ormoni come voi... e invincibili, come vi sentite voi... Il mondo è la loro ostrica, pensano di esser destinati a grandi cose come molti di voi. I loro occhi sono pieni di speranza: proprio come i vostri. Avranno atteso finché non è stato troppo tardi per realizzare almeno un briciolo del loro potenziale? Perché vedete, questi ragazzi ora sono concime per i fiori. Ma se ascoltate con attenzione li sentirete bisbigliare il loro monito. Coraggio, accostatevi! Ascoltate! Sentite? "Carpe", "Carpe diem", "Cogliete l'attimo, ragazzi", "Rendete straordinaria la vostra vita"». Credo che in molti ricorderanno questo monologo recitato da Robin Williams nel film "L'attimo fuggente" del 1989.

Siamo nello Stato del Vermont, nel 1959 e il professor John Keating, insegnante di lettere, viene trasferito nel severo e tradizionalista collegio maschile "Welton". Anticonformista e coinvolgente, il professore viene costretto alla fine, pur amato dai suoi studenti che si schierano in una scena memorabile in cui salgono uno ad uno sui propri banchi, a lasciare la scuola, ma intanto il seme della libertà era stato piantato. Ma anche, nel brano indicato e nella filosofia della storia, di come sia importante vivere. Bisogna leggere tutto il riferimento in latino del brano, che si deve Orazio: «Dum luquimur, fugerit invida aetas: carpe diem, quam minimum credula postero». E cioè: «mentre parliamo è già fuggito il tempo invidioso: cogli il giorno, confidando il meno possibile in quello che verrà». Non si tratta ovviamente di banalizzare e quindi di pensare che ci riferisca ad una "vita spericolata", fatta di gozzoviglio e sballi, tanto che cosa di importa. Ma semmai, proprio nella prospettiva dell'incertezza e della limitatezza, di vivere bene e con pienezza la propria vita, non buttandola via proprio per la sua preziosità. Ci pensavo oggi, mentre leggevo di un grave e luttuoso incidente aereo a Taiwan, mia madre mi telefonava dal mare, dicendo di aver trovato in una casa di vacanze dei miei oggetti dell'infanzia e, negli stessi minuti, mi venivano confermate le circostanze tragiche di un suicidio di un trentenne. Potremmo aggiungere i corpi che iniziano a giungere in Olanda dall'Ucraina, vittime nell'aereo colpito da un missile, i morti di Gaza da entrambe le parti e la "Costa Concordia" partita dall'Isola del Giglio con tripudio nazionalistico, come se persone scomparse a causa dell'"inchino" fossero già state dimenticate. Sarà quest'estate del 2014, in cui la pioggia oscura il sole della bella stagione, oppure il fatto che ci sono dei giorni in cui penso come il tratto del nuovo Millennio non sembra mutare nella strada violenta e preoccupante del Novecento, ma sia chiaro che mai come ora questo "carpe diem" ci deve essere di ammaestramento. Ognuno può scegliere la sua religione o ideologia, pensare che il destino sia suo, di un Dio ragionante o di un Fato senza regole, restando il fatto preclaro che non resta che darsi da fare - qui ed oggi - sapendo che è questo afflato che ci dà l'energia e la voglia per fare.