Utilizziamo i cookie per personalizzare i contenuti e analizzare il nostro traffico. Si prega di decidere se si è disposti ad accettare i cookie dal nostro sito Web.
10 lug 2014

Voglio vivere così...

di Luciano Caveri

«Voglio vivere così col sole in fronte e felice canto beatamente... Voglio vivere e goder l'aria del monte perché questo incanto non costa niente».

Questa canzoncina degli anni Quaranta, di cui riporto le prime strofe, cantata dal tenore Ferruccio Tagliavini (che cantò anche con l'indimenticabile baritono, valdostano d'adozione, Giuseppe Valdengo), ricordo di averla ascoltata alle elementari dal mio compagno di classe Bruno. In una stanza di casa sua c'era un grammofono vecchio come il cucco e pile di dischi a 78 giri degli anni Trenta e Quaranta. Passavamo il tempo ad ascoltare le canzonette e ci sembrava che raccontassero di un'epoca d'oro, fatta di balli e divertimenti. Solo più tardi ho capito come questa musica leggera non corrispondesse affatto ad una situazione di "allegria" dell'Italia di allora, avvolta semmai dal cupo Regime fascista e dagli orrori della Seconda Guerra mondiale. Ma questo ottimismo di facciata era utile per infondere speranze anche nei momenti più difficili, faceva cioè parte di un sistema di "Propaganda". E la propaganda è un'arte. Mi sono molto divertito, in un esame all'Università, a capire la funzione delle "veline" sotto il Fascismo (non le belle ragazze della televisione di oggi, ma le note inviate ai giornali sulla sottile "carta velina"), specie quando nel 1937 si passò dal Ministero per la stampa e propaganda al famigerato Ministero della cultura popolare (in acronimo "Minculpop"). Ci pensavo, senza alcuna malizia, mettendomi nei panni dei vertici del "Casino de la Vallée". Dai loro uffici, attraverso i vetri della facciata, si vede un panorama delle montagne valdostane e dunque è comprensibile che, come dice la canzoncina, la gratuità delle bellezze alpine infonda quell'ottimismo che sprizza nei comunicati stampa emessi in questi anni. Sono dei capolavori di cesello, la cui logica è sempre: «tranquilli sembra che le cose vadano male, invece vanno benissimo» e si usano a supporto una serie di dati che dovrebbero convincere anche chi non vede, come loro, il mondo a colori, ma stoltamente si ispira alle aride ed implacabili cifre. Si capisce che poi, durante gli incontri sindacali di qualche settimana fa, quando si evocavano i libri in Tribunale e morti e feriti sul campo se non ci fossero stati risparmi, il clima era diverso, piuttosto plumbeo, genere ultima spiaggia. Ma questo è comprensibile: probabilmente queste riunioni lunghe e snervanti si svolgono in sale riunioni prive di finestre e dunque senza la vista dei monti l’umore cambia e emerge quella cupezza che fa brutti scherzi. Ma poi basta un'occhiatina fuori e, con l’arcobaleno, torna la serenità e il buonumore. Tutto va bene e anche, per ora, l'attesa del bilancio in rosso 2013 finisce per assumere il valore di una bagatella. I soldi, come si sa, non fanno la felicità.