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25 giu 2014

Luciano e l'ignoranza

di Luciano Caveri

"L'ignoranza acceca gli uomini": questa la versione di greco antico, data ieri, come seconda prova, al Liceo Classico. Autore lo scrittore Luciano (bel nome...), nato a Samosata nella Siria Commagene, oggi Turchia, verso il 125 d.C.. La "Treccani" ci illumina sulla sua personalità: "apprendista scultore da ragazzo, si volse presto agli studî letterarî greci e divenne retore e conferenziere secondo l'uso della "seconda sofistica". Fu dapprima avvocato in Antiochia, poi girò, tenendo conferenze sofistiche, per l'Asia Minore, e di lì passò in Grecia, in Italia, in Gallia, dove pare avesse anche un incarico pubblico. Verso il 165, già celebre e ricco, tornò ad Atene, dove visse recitando in pubblico le sue operette satiriche e dove sembra abbia avuto una crisi spirituale che lo spinse ad abbandonare la retorica per la filosofia. Più tardi fu capo della cancelleria imperiale presso il prefetto di Egitto, dove probabilmente morì negli ultimi anni del secolo". Vita avventurosa davvero! Gallie? Già mi sembra di essere Sherlock Holmes a pensare che magari passò dalle nostre parti lungo la strada romana, fermandosi nella relativamente giovane città dell'Impero, Augusta Prætoria...
Chiudiamo la fantasia. Cosa dice il celebre testo? Eccone la prima parte in una traduzione abbastanza comprensibile, perché su Internet circolavano ieri testi davvero ostici pure in italiano: "L'ignoranza è una cosa tremenda, causa di moltissimi mali per gli uomini, in quanto spande una certa caligine sui fatti, oscura la verità e rende meno chiara la vita di ciascuno. Al buio sembriamo tutti alla stregua di persone cieche, o meglio sperimentiamo le stesse cose dei ciechi, quindi inciampando inaspettatamente nelle cose, e passando oltre senza che ce ne sia il bisogno, non vedendo le cose che stanno vicine ai nostri piedi e temendo come molesta una cosa che in realtà si trova lontano, molto distante". Quanta verità in queste poche righe sull'ignoranza, che ancora oggi vediamo attorno a noi e che risulta per alcuni non il buio ma persino - anche in politica - una carta vincente. Certo il tono è leggero e colloquiale e chissà se la trasposizione in italiano riesce davvero a rendere quel senso che, dai secoli e secoli passati, risorge anche nella fatica interpretativa dei nostri ragazzi impegnati nella Maturità classica. Quando raccontavo di questi nostri studi ai greci attuali, ritrovavo stupore e ammirazione e devo aggiungere che, in visita ufficiale, ai tempi del Parlamento europeo come presidente della Commissione sulla Politica regionale in Grecia, facevo la mia porca figura in certe località della loro storia antica, arrivandomi come flash dal passato nozioni e ricordi con cui brevemente pavoneggiarmi. Questo - torniamo alla fantasia - mi ha sempre fatto pensare: non solo per la profondità di quel pensiero antico, seme di tante discussioni nella diversa gamma delle discipline del pensiero, ma anche perché - come capita anche per le versioni di latino e per la letteratura - è sempre stimolante questo riferimento geografico fra scenari di vicende del passato così remoto e i luoghi odierni. Mi è capitato in tutte le località storiche dove sono stato questo gioco rievocativo e spesso mi costruisco storie e fantasie anche sulle località più significative della storia valdostana, aspettando che prima o poi spunti davvero una straordinaria "macchina del tempo", che ci faccia attraversare le epoche, come per ora avviene solo - con esiti inquietanti o divertenti - nei film di fantascienza.