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10 giu 2014

Speriamo nel girone di ritorno

di Luciano Caveri

Trovo che la vacanza, che come tutte le cose belle termina troppo in fretta, consenta quel distacco che permette di vedere le cose con la giusta distanza. Così, sul far della sera, l'arrivo - con uno scarno sms - filtrato dall'ondivaga ricezione del segnale telefonico, mi annuncia ieri, poco prima dell'aperitivo, la fine della crisi politica in Valle d'Aosta. Ma non c'è da brindare. La settimana prossima, dopo circa tre mesi, Augusto Rollandin - ormai il più longevo dei governanti del mondo, visto che iniziò nel 1978, pur con qualche pausa non voluta - succederà a sé stesso. Nel volgere di poche settimane, abbiamo assistito a diverse fasi nello svolgimento dei fatti. In sintesi: Rollandin cade per scelta di un consigliere, Leonardo La Torre, che annuncia la fine di un'epoca e spiega urbi et orbi - in interviste che resteranno almeno negli annali - che mai più voterà un Governo Rollandin. Amen. Pure gli assessori si dimettono, ma Augusto no. La motivazione è «spirito di servizio»... Pare che sulla stessa posizione critica ci siano - e c'è pure chi li ha incontrati in gruppo - un drappello di unionisti pronti, finalmente, a dimostrare che «quelli della battaglia interna...» non erano un'invenzione fantasy, ma esistevano veramente. Stella Alpina, democristianianissima congerie di "ex", osserva e gioca con gli uni e con gli altri, pensando di fatto - ma non è un giudizio morale - ai fatti propri. L'opposizione, che si è fatta un mazzo in Consiglio per contrastare il Potere, mai come in questi anni solitario, si aggrega e offre un'alternativa, chiamandola speranzosa "Renaissance". Ma c'era già chi pensava e lavorava - usando anche il "divide et impera" con grande perizia - alla propria Resurrezione, altro che «passo indietro»! Sapendo anche che fra i leoni del suo movimento non ci sono, come coraggio, dei "cuor di leone": più che ruggire, quando è il momento, fanno le fusa a chi li accarezza benevolo, usando il perdono prima della zampata letale che prima o poi li colpirà. Nel tempo, l'entente UVP - Alpe e PD scricchiola, perché - mentre si lavora al secondo piano di piazza Deffeyes sulla Giunta nuova, restyling della vecchia con qualche "old entry" - queste ultime due forze politiche ricevono qualche promessa di cambiamento, che li fa finire sotto il riflettori, ma lo spettacolo è altrove e la luce si spegne presto. Anzi, si spegne quasi in contemporanea con il ritorno di chi non era mai uscito. Il silenziosissimo Rollandin, cui vengono inviate lettere cartacee e persino inattese attestazioni di simpatia sul Web che hanno almeno messo allegria, ha preparato, invece, con gli ingredienti a disposizione, il rimpasto. La Rete - a parte i fedelissimi del Nostro (con la "n", non mi scappi un refuso!) che sembrano i devoti alla Madonna - se la ride in attesa di vedere, come tutti, l'"effetto che fa", come direbbe il grande Enzo Jannacci. Il Consiglio Valle della settimana prossima promette di essere interessante: segnalo di fare attenzione alle orecchie per lo sgradevole rumore di chi si arrampicherà sui vetri. O forse in molti sceglieranno il sicuro porto del silenzio pudico. Penso che da parte degli elettori ci sarà buona memoria di tanti comportamenti, restando sempre valido il detto "ride bene chi ride ultimo". Sul terreno restano morti e feriti (finti, perché la politica è una guerra simulata), contenti e delusi, scorrono champagne e valeriana. Tutto torna grossomodo come prima e chi vivrà vedrà, perché la Legislatura è lunga e forse la telenovela non è finita. Per me - fatemi fare il serio almeno in una frase - la sconfitta è la Valle d'Aosta, ridotta come ben sappiamo. Sportivamente, speriamo nel girone di ritorno.