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09 giu 2014

Tangentopoli sempre viva

di Luciano Caveri

Ormai alcuni anni fa​, il mio amico Massimo Cacciari, già sindaco di Venezia e una delle persone più intelligenti che conosca, mi aveva spiegato le ragioni tecniche per le quali considerava sbagliato e inutile il "Mose", la complessa e costosissima (sette miliardi di euro!) opera di regimazione delle acque, che dovrebbe salvare la città lagunare dalla sciagura mondiale dell'affondamento. Cacciari - onestà fatta persona - era preoccupato non solo dai manufatti macchinosi ma inefficaci e dai tempi biblici di realizzazione dei lavori, ma anche dagli appetiti che una simile opera avrebbe provocato nel tempo. Era stato buon profeta, come dimostrato dallo scandalo di queste ore, che ha portato e porterà in galera una bella fetta di politica veneta. Se si pensa che a creare preoccupazione era ancora caldo il fronte degli arresti per l'"Expo 2015" di Milano, vien da dire che l'epoca di "Tangentopoli" non ha insegnato niente e certi personaggi di allora hanno dimostrato di occupare ancora la scena con la stessa protervia. A volte, troppo spesso, tornano. Ieri ha detto il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, tenendo conto che nei fatti ci sono anche politici del Partito Democratico: «Smettiamo di dire che ci sono i ladri perché non ci sono le regole: la gente che ruba va mandata a casa. Il problema delle tangenti non sta nelle regole ma nei ladri», aggiungendo che «tutte le volte che vediamo vicende di corruzione c'è una amarezza enorme, profonda perché ti trovi di fronte a chi tradisce la fiducia dei cittadini nel buon operato e nella correttezza personale». Ha concluso: «sicuramente interverremo nelle prossime ore e giorni sugli appalti pubblici, l'anticorruzione e altri temi specifici». Questo dei politici ladri, attirati dalla marmellata degli appalti pubblici, è un bel problema e la storia della Repubblica, ma in verità si potrebbe iniziare dall'Unità d'Italia, è costellata di casi di vario genere. Una malattia, quella della disonestà, che fissa ormai di fatto un nuovo orizzonte della politica. Prima ancora degli schieramenti e delle ideologie, bisognerebbe avere un certezza: che non ci sia spazio per chi sceglie, a destra o o sinistra o dovunque, la politica per il proprio arricchimento personale. Par di capire che in questo, almeno per ora, ogni misura di contenimento non funzioni molto e spetti quasi sempre alla Magistratura intervenire, quando si sono ormai rotte le uova nel paniere. Ma ovviamente questo dipende - il "disvelamento" del malaffare - da Procura a Procura, da Tribunale a Tribunale e, si sa, come i tempi lunghi della Giustizia penalizzino gli onesti e consentano ai malfattori di goderne. Speriamo che alcuni comportamenti omogenei fissati dalla neonata "Autorità nazionale AntiCorruzione" - di per sé già una sconfitta per il fatto stesso di averla dovuta creare - eviteranno l'esistenza palese di diverse velocità "locali" (dalle Alpi a Capo Passero) lungo il cammino, dall'inizio delle inchieste con il ruolo prezioso delle forze di polizia sino ai processi, dell'azione penale. E che, soprattutto, si lavori di più sul punto più importante: la prevenzione. Sapendo che oggi molte norme vigenti in materia di appalti sono troppo facilmente aggirabili e dunque diventano una manna per i furbastri e i loro sodali in politica, diventando un colabrodo per la spesa pubblica. Altrimenti, sarà sempre più breve l'attesa fra uno scandalo e l'altro. E che nessuno si lamenti poi del dilagare dell'antipolitica, quando una parte della politica risulta ancora marcia e puzza così forte che solo chi si tappi il naso o abbia il naso in legno, come quello di Pinocchio, non ne sente l'olezzo.