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08 giu 2014

Povera Savoie

di Luciano Caveri

E' sempre bene guardarsi attorno a noi per vedere - specie in Europa - il destino dei piccoli popoli. Lo Stato Nazione, strutturatosi anzitutto per far la guerra e finanziarla con una fiscalità organica, oggi soffre fra la necessaria struttura sovranazionale (e nata dalla Pace) dell'Unione europea e il regionalismo che interpreta quell'identità più vera e quella politica di prossimità, che saranno vincenti nell'equilibrio fra l'enormemente grande e l'infinitamente piccolo (come la nostra Valle). Ma lo Stato sta dando dei bei colpi di cosa e lo si vede in Italia dal rigurgito centralista antistorico e pernicioso. Ma anche Oltralpe non si scherza. E' da molti anni, infatti, che in Francia si discute dalla riduzione del numero delle Regioni, oggi ventidue, che dovrebbero diventare quattordici dal "progetto Hollande" (presidente in carica, in caduta libera di popolarità). Questa la situazione futura - se ci si arriverà - come prospettata da un giornale qualunque: "Le président propose dans sa tribune de garder intactes sept régions: la Bretagne, les Pays de la Loire, l'Aquitaine, le Nord-Pas-de-Calais, la Corse, l’île-de-France et la Provence-Alpes-Côtes d'azur. Pour "renforcer" les régions restantes et leur conférer une "taille européenne", François Hollande souhaite les voir fusionner. Le Poitou-Charentes, le Centre et le Limousin ne formeront ainsi plus qu'un, tout comme la Basse et la Haute Normandie, la Picardie et la Champagne-Ardennes, l'Auvergne et le Rhône-Alpes, l'Alsace et la Lorraine, la Bourgogne et la Franche-Comté, et enfin le Midi-Pyrénées et le Languedoc-Roussillon". Se si aggiunge che si prospetta anche la soppressione dei vecchi départements (96 nella Francia metropolitana), fossi un abitante della Savoia sarei arrabbiato nero. Già oggi la Savoia conta per un quarto del territorio di Rhône Alpes ma, con poco più di un milione e 100mila abitanti, e pesa solo per un sesto sul totale della popolazione della Regione. Se ora si aggiungerà l'Auvergne, questa situazione peggiorerà ancora. Aggiungiamo la seconda insidia: oggi la Savoie ha due Départements, che hanno cercato di integrarsi fra loro, ma se spariranno, a beneficio della Regione, quel poco di autonomia e di difesa dell'identità rischia di scomparire. Verrebbero così in Savoia polverizzate le speranze dei rari indipendentisti, dei pochi autonomisti che sperava in una Région Savoie e di chi - anche fra politici influenti - preconizzava un solo Département dai poteri rafforzati rispetto a Lyon, capitale influente e centralizzatrice. Per la storia della Savoia, dalla preistoria ad oggi con il suo territorio e la sua cultura, questa scelta della Francia, cui è annessa solo dal 1860 (con tristezza e rimpianto dei valdostani all'epoca, vista la lunga vita comune sotto la Maison de Savoie), è davvero umiliante. Ma l'esempio è assai istruttivo per i valdostani. Siamo abituati, per chi ci crede naturalmente, a guardare più in alto e cioè a chi si sta avviando verso strade di maggior libertà. Oggi il caso fulgido sono la Scozia e la Catalogna. Ma è bene anche guardarsi attorno in negativo per capire come l'annacquamento identitario e politico non sia un fantasma inesistente, ma che la debolezza intrinseca della nostra autonomia speciale può in un batter d'occhio farci trovare in una situazione di difficoltà. Per anni ho osservato sul punto la tattica statuale del lento soffocamento non solo con l'assedio su poteri e competenze ma anche - e in modo sempre più evidente - con il taglio alle Finanze, oggi non escludo blitz che ci facciano boccheggiare come o persino peggio dei nostri vicini e cugini della Savoia. Savoia che, tra l'altro, deve restare strategica per la Valle Aosta e nel nostro cuore, come uno dei soggetti politici passati e futuri, per concretizzare la profezia di Emile Chanoux di una "République du Mont-Blanc", nel quadro dell'Europa di domani.