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03 giu 2014

Adozioni

di Luciano Caveri

Ho seguito, nel tempo, le vicissitudini di chi, non potendo avere figli ma anche per altruismo, si è infilato nel difficile ma nobilissimo cammino dell'adozione. Quando questo è capitato in Italia, ho visto casi del tutto tranquilli e ordinari, davvero a lieto fine, ma anche dei casi complessi e ingarbugliati, che hanno portato dolore e delusione. Segno forse che certe procedure andrebbero riviste, pur mantenendo tutte le cautele del caso, ma forse rendendo meno discrezionali e capricciose certe decisioni vitali per il proseguimento dell'iter della pratica. Il recente caso dei bambini del Congo, portati in Italia con aereo di Stato e ministro al seguito, mi ha riportato, invece, alla memoria casi difficili di adozioni internazionali. La spettacolarizzazione del "caso Congo" non mi è piaciuta, anche perché - al di là del ruolo del Governo, giustamente attivo - non si è capito perché alla fine sia andata in Africa per seguire il lieto fine un Ministro non competente in materia come Maria Elena Boschi (le sue deleghe sono, infatti, riforme e rapporti con il Parlamento). C'è chi ironizzato sul "physique du rôle" della bella fiorentina, certo adatta come nessun altro a incarnare la figura della "Buona". D'altra parte i fotografi e operatori presenti dovevano tenere conto come le loro immagini, trattando di minori, dovessero essere stampate o ritrasmesse in televisione con l'opportuna schermatura dei visi, come previsto dalla famosa "Carta di Treviso". Invece il volto scoperto è stato un segno di mancanza di rispetto e di violazione di regole deontologiche, pure con un retrogusto xenofobo, se permettete. Ma dicevo delle adozioni internazionali e del dedalo, fatto di stecche, malaffare e procedure opache, che riguardano molti Paesi e non solo del cosìdetto "Terzo" (o "Quarto") mondo. Penso ai casi terribili, risolti e irrisolti, in Bielorussia. Ricorderete il caso di cronaca di Maria, la bimba bielorussa nascosta dai genitori adottivi a Saint-Oyen nel lontano 2006, purtroppo è stata solo la punta di un iceberg che ancora esiste. Non a caso, in quell'epoca, studiai in Regione una forma di convenzione con l'apposita agenzia del Piemonte per aiutare le famiglie valdostane interessate a procedure chiare e spese certe per un'adozione internazionale. Non so se l'accordo sia sopravvissuto ai "tagli". Addolora pensare quanti bambini orfani nel mondo, vivendo spesso in condizioni spaventose, aspettino una famiglia e viceversa quanti genitori potenziali aspettino il loro turno, se arriva. Ha scritto Monica Toselli in un libro sull'adozione: "L'atto di adottare solitamente ripara due dolori: quello dei genitori di non aver potuto avere figli (coppia senza figli) e quello del bambino di non aver avuto una famiglia". Tuttavia, troppi traffici e interessi si frappongono fra queste due speranze, così umanamente comprensibili. Bisognerebbe davvero che, in materie come queste in cui l'appartenenza alla stessa umanità scavalca differenze di origini e di culture, si manifestasse un autorevole ruolo del diritto internazionale, che invece langue.