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28 mag 2014

Un appuntamento

di Luciano Caveri

L'ho sempre detto e scritto quanto ritenga un mio dovere restituire, a chi lo desideri, una parte di quanto appreso nei miei mandati elettivi, grazie alla fiducia dei cittadini. Se quanto imparato restasse solo mio appannaggio, allora sarebbe stato un apprendimento sterile. Spesso di questo ho discusso con politici di altra generazione, notando come l'assillante protagonismo amministrativo dei politici e il presenzialismo ossessivo alle manifestazioni abbia svuotato negli anni quei momenti di confronto nei partiti, che comportavano anche un naturale trasferimento delle competenze acquisite e pure momenti di studio per migliorare le proprie conoscenze. Bisogna invertire la direzione e ridare dignità alla politica, come elemento essenziale della democrazia e alla figura usurata dal cattivo uso del politico. Fra i miei cavalli di battaglia di "specializzazione" - lo scrivo senza alcun riferimento alle elezioni odierne, perché credo che anche sui "social" si debba salvaguardare il silenzio elettorale - c'è sicuramente l'Europa. Prima al Parlamento europeo e poi al "Comitato delle Regioni" (ma anche al "Consiglio d'Europa", che pure ha un perimetro più vasto) ho avuto, per più di dodici anni, la possibilità di vedere dal di dentro l'Unione europea: un percorso bellissimo, talvolta difficile, ma chi ti apre a conoscenze che diventano un bagaglio utile. Quel che avevo studiato all'Università e per interesse personale, ma anche la materia seguita quando ero deputato a Roma, non è stato nulla rispetto alla "praticaccia" fra Bruxelles e Strasburgo. Dico sempre che, quando sono arrivato in Europa, mi sono sentito davvero smarrito, trattandosi di un mondo molto particolare con regole scritte e molto spazio e prassi e comportamenti difficilmente esplorabili, se non nella quotidianità. Si aggiunge, nella vita della compagnia di giro delle Istituzioni comunitarie, un insieme di usi e costumi, che derivano dagli "incontri - scontri -arricchimenti" fra persone e gruppi assai eterogenei. Ero arrivato lì imbevuto di convinzioni sulla validità dell'integrazione europea e l'esperienza ha confermato queste posizioni, ma mediate dai chiari e dagli scuri dell'attività politica. Ne sono uscito meno naïf, convinto di quanti cambiamenti si debbano fare, ma senza deragliamenti verso posizioni contrarie preconcette. Su molte cose va fatta "tabula rasa", ma all'europeismo non c'è alternativa, se non su di una strada pericolosa di involuzione democratica. Ecco perché ho accettato di coordinare, sabato prossimo, un'intera giornata di lavori sull'Unione europea, dopo che altri si sono occupati di momenti precedenti su autonomia speciale e su enti locali, con oratori interessanti e attraverso una formula di coinvolgimento dei presenti, che non siano semplici "belle statuine". Momento formativo voluto dall'Union Valdôtaine Progressiste, sul cui sito troverete tutte le informazioni necessarie e i diversi oratori impegnati, ma l'incontro è aperto a chiunque voglia venire, proprio in quella logica di apertura esplicitata in premessa. Spero che, complice una bella giornata estiva che consenta di parlare e discutere en plein air, possano rispondere in molti a questo appello, distante da qualunque logica di propaganda e da imminenza di elezioni che possano ingenerare sospetti. Ci si lamenta spesso di un'involuzione dell'autonomia speciale, ma ognuno - per reagire - deve impegnarsi di persona.