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28 mag 2014

Chi dorme non piglia pesci

di Luciano Caveri

Il cambio di stagione, con l'arrivo della primavera, è in Valle d'Aosta sancito dai pescatori, che quest'anno hanno cominciato l'attività a marzo, ma solo a metà giugno - se resta così con un innevamento ancora imponente ad alte quote - si potrà aprire l'attività ittica nei laghi alpini. Ora i pescatori li vedo al mattino, mentre risalgo ad Aosta da buon pendolare, già posizionati sulla Dora, alcuni con stivaloni "nel" fiume, nelle postazioni che ritengono strategiche. Mio padre era pescatore, passione ereditata per qualche anno da mio fratello. La loro era un pesca di torrente, quindi prevalentemente con il cucchiaino e ricordo posti bellissimi, perché la visione soggettiva del pescatore consente di andare a finire in luoghi altrimenti sconosciuti, perché raggiungibili solo a piedi e costeggiando il corso d'acqua. Una sorta di Valle d'Aosta alternativa rispetto ai consueti itinerari e anche da noi, pure con la pesca "no-kill" (si ributta in acqua il pesce catturato), ci sono occasioni di pesca, anche accompagnati da pescatori esperti. L'attività incomincia ad avere un suo interesse per il turismo e si sa che i pescatori sono pronti a tutto pur di coltivare questo loro sport. Qualche volta anch'io sono andato a pescare, nelle situazioni più varie. Ricordo al mare, nelle lunghe estati imperiesi, con mio cugino Luca, facevamo pastoni puzzolentissimi, immaginando che sarebbero stati irresistibili per i pesci, lungo il molo di Porto Maurizio dove ci piazzavano sotto il solleone guardando speranzosi il galleggiante colorato a pelo d'acqua. Ma poi scoprimmo, tirando su anche delle bestiacce mica male (come degli orribili scorfani o dei gran cefali), che la nostra bravura era in particolare con la semplice pesca alla lenza, che richiedeva un buon margine di pazienza. Lo rifeci anni dopo, in una spedizione notturna in un'isola maldiviana, tirando su pesci strani e giganteschi, ma poi cambiò il tempo e temetti il peggio su un dhoni che veniva sbattuto dalle onde come un tappo con marinai assai improbabili di fronte alla burrasca. Ma ho pescato nei laghi e nei torrenti. Ricordo, per puro divertissement, quando il Casinò di Saint-Vincent era una macchina da soldi di gran mondanità (fine anni Sessanta inizio anni Settanta), che veniva organizzata - credo in occasione delle "Grolle d'Oro" - una gara di pesca nella riserva del Casinò in Val d'Ayas. Attori e attrici si contendevano la palma del miglior pescatore, durante un picnic en plein air nella zona di Arcesaz, con i guardapesca che avevano buttato nell'Evançon così tanti pesci che anche il più imbranato sembrava protagonista di una pesca miracolosa… I laghi sono altrettanto belli: ci sono zone, come il Mont Avic sopra Champdepraz o a Estoul - Palasinaz sopra Brusson, dove ci sono più laghi, ognuno diverso dall'altro e con popolazioni ittiche differenti a seconda delle condizioni. Gli scenari sono assolutamente strepitosi e danno il senso vero di cosa sia la bellezza della Natura alpina.