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09 mag 2014

Quelli degli anni Venti

di Luciano Caveri

Mi è spiaciuto di non poter ricordare qui, per tempo, la morte di Giuseppe Bieler, walser di origine ormai di Brusson per larga parte, dopo tanti anni in quel Comune, di cui era stato storico Segretario comunale. Io lo avevo conosciuto bene non solo per l’amicizia che aveva con mio papà veterinario della vallata, ma anche perché era altrettanto storico segretario della locale società sciistica degli impianti di risalita della "Sitib", acronimo che era già tutto un programma: "Società incremento turistico invernale Brusson". Società nata in paese, nei soliti anni Sessanta, in cui lo sci era strumento di sviluppo e di speranza, con un piccolo skilift in un prato, vittima poi del mancato innevamento a bassa quota. Di conseguenza l'attività venne spostata più in alto, nel grazioso comprensorio "montano" del Comune ad Estoul - Palasinaz, da cui si gode di un panorama del tutto originale sulla Valle. Sono stato amministratore di quella società - oggi confluita nella "Monterosaski" - per parecchi anni ed è stata un'esperienza interessante di attività "imprenditoriale" ed anche di conoscenza delle dinamiche di una comunità piccola ma peculiare. Ero affiancato nel lavoro proprio da Bieler, funzionario d'altri tempi, direi dalla tempra asburgica, con i suoi appunti scritti a mano con la sua grafia precisa e quella saggezza antica di chi intende l'Amministrazione con la "A" maiuscola, ma anche con capacità di giudizio sferzanti, frutto direi di quella sua parte germanica. Sapeva far valere le sue idee, alzando la voce, se necessario, o con un semplice sorriso o con un'espressione del volto, persino un colpo di tosse, al momento giusto. Vecchia scuola, da cui apprendere molte cose. Ci davamo del "lei" e per me era da sempre "il Segretario", anche dopo che aveva lasciato l'incarico. Mi manca questa generazione di persone degli anni Venti del secolo scorso, che si sta riducendo al lumicino per l’inesorabile passare del tempo. Erano uomini forgiati da famiglie ottocentesche e che, per l'incastro nelle vicende storiche, erano cresciuti con il Fascismo e poi avevano vissuto il dramma della Seconda Guerra mondiale per, infine, "surfare" negli anni difficili ma entusiasmanti del dopoguerra per giungere fino ad oggi. Da questa logica del "freddo - caldo", della paura e della gioia, della povertà e del benessere erano usciti temprati, osservando, in limine della propria vita, un mondo di cui non comprendevano più bene le coordinate, come se fossero venuti meno, in un "impazzimento" generale, una serie di punti fermi. L'ho visto con mio padre, talvolta sbalordito. Uomini che avevano conosciuto e vissuto una Valle d'Aosta molto rurale, travolta poi in parte, nella propria civilisation più profonda, da cambiamenti epocali e sempre incalzanti, senza lasciar loro quel tempo di digestione che credo finisca per essere una caratteristica dell'anzianità rispetto ai cambiamenti. Li salvava l'esperienza, che è poi un bagaglio prezioso, che troppo spesso, con la loro scomparsa, viene come disperso, non fosse che, per fortuna, ne hanno potuto trasferire una parte nella loro educazione familiare. In un paese, a Brusson come altrove, queste figure di "civil servant", cioè di funzionario a servizio della comunità, hanno avuto un ruolo significativo nella trasformazione, ancora in corso, dello spirito campanilistico in un municipalismo maturo. Anche questo è uno dei lieviti del federalismo.