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31 mar 2014

Le tecnologie democratizzano

di Luciano Caveri

Non tornerò più di tanto, quest'oggi, sulle vicende del «no» al Governo Rollandin, come già votato dal Consiglio Valle. Mi pare che, allo stato, la logica sia quella della cozza attaccata allo scoglio con antico slogan incorporato: «resistere, resistere, resistere». Sarebbero state le dimissioni - con decisione netta per chi ha predicato decisionismo come panacea - la scelta più logica e lineare. Ma, si sa, che uscire dalla "stanza dei bottoni" è sgradevole, specie per chi ne ha fatto la sola ragione di vita. Orizzonte angusto. Poi, nel caso auspicabile che verrà staccata la spina dopo la prima melina di queste ore, si vedrà che cosa sortirà dal dialogo fra le forze politiche e, se non ci saranno formule valide e solide, allora ci dovranno essere le sacrosante elezioni regionali. La parola al popolo è, in certi casi, la migliore medicina. Quel che mi ha colpito, in queste ore, è come si siano rianimate le esangui presenze di pubblico sulle tribune del Consiglio. Operai forestali e personale del Casinò hanno seguito con pathos e partecipazione i lavori, specie nella parte che li concerneva direttamente. Ho seguito le prime sedute dal vivo della nostra Assemblea regionale poco meno di trentacinque anni fa. All'epoca la tribuna stampa era poco frequentata e a seguire con continuità eravamo in due: il giornalista e storico locale André Zanotto per la "Gazzetta del Popolo" ed io per la "Rai". Zanotto usava già un piccolo portatile "Olivetti" ed era antesignano nell'uso dell'informatica. Ricordo ancora lo stupore di quando un giorno scorsi nel suo solito posto a sedere una signora dai capelli rossi e gonna corta con calze nere. Capii, con sconcerto, che era nessun altro che non Zanotto, che da allora si vestì sempre e solo da donna. Il pubblico, invece, era, a tratti, numeroso. D'altra parte non esisteva alcun sistema di ritrasmissione dei lavori. Prima di una manifestazione di protesta che finì con il tiro di oggetti nella sala sottostante, non c'erano vetri di protezione e questo consentiva di "vivere" molto di più l'ambiente dell'aula. Così come era diverso l'accesso al foyer del Consiglio, dove c'era anche una piccola buvette, che poi a un certo punto venne prudenzialmente chiusa, perché le bevande alcoliche per alcuni erano una tentazione che pesava sulle sedute pomeridiane. Oggi i lavori sono in parte trasfigurati dalla presenza di tanti giornalisti, compresi quelli che scrivono "tweet" in tempo reale, ma soprattutto con la possibilità - via Web e sul digitale terrestre - di seguire in diretta da casa allo svolgimento delle sedute. Si tratta, in questo caso, di una possibilità di assistere agli eventi senza mediazioni e con una valutazione diretta dei membri del Consiglio e della Giunta, sia per la qualità dei loro interventi che per il loro eloquio in pubblico. Un interessante strumento democratico, che moltiplica il pubblico potenziale e che naturalmente influenza la sostanza del lavoro parlamentare, che avviene non solo nel gioco delle parti nell'emiciclo, ma anche nel rapporto con chi segue il Consiglio via computer o televisione. Sarebbe bene che ci pensasse chi vive nel passato. Il mondo cambia.