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22 mar 2014

Distinguere fra vita reale e virtuale

di Luciano Caveri

Carissimi ragazzini, anche io - di tanto in tanto - rischio di trasformarmi in un "nerd", come mi dice, con l'aria ammonitrice dei suoi sedici anni, mia figlia Eugénie, che spero indulgente almeno oggi, che è la "Festa del papà". Non fosse che non corrispondo affatto alla descrizione vocabolo inglese di incerta etimologia, che vuol dire: "Giovane intelligente, appassionato di computer e tecnologie, talora dall'aspetto goffo e imbranato, specialmente nei rapporti con l'altro sesso". Com'è comprensibile mancano, perché la definizione calzi, una serie di particolari, in primis l'età. Ma è vero che il termine "nerd", come capita a tante parole, inizia ad essere tirato come un elastico. Tuttavia, è un fatto concreto che la dipendenza dalla tecnologia - anzitutto Internet, che oggi è la madre che collega tutto lo scibile nella sua ragnatela - è sempre oggetto di studi rispetto al rischio di vari disturbi, catalogati con l’acronimo in inglese "Iad - Internet addiction disorder". Se fate questo test piuttosto semplice e lineare - avrete soddisfatta una qualche curiosità sulla vostra situazione personale… Pur tuttavia, non dovendoci noi qui occupare di patologie, credo che resti alla fine una qualche riflessione su questo mondo virtuale, che è poi anche reale, intendiamoci, che finisce per assorbire molte delle vostre energie quotidiane. Capisco il problema, perché c'è anche la versione più adulta, ma con il vantaggio dell'attenuazione di vita vissuta precedente, che consente un approccio che non è un punto di partenza, un imprinting da cui può diventare difficile staccarsi. Vi vedo spesso piegati sul vostro telefonino o sul vostro tablet, da soli in una forma di eremitismo anche in mezzo alla folla, ma vi vedo anche in compagnia, ognuno impegnato come se foste in solitudine. Senza voler drammatizzare la normalità, trovo che ogni tanto questa socialità remotata sacrifica i rapporti umani de visu, che sono di certo da valorizzare. Non si tratta di porre le cose in alternativa, con un "o/o" che suonerebbe ridicolo. La vita reale ha in tutte le nuove tecnologie un aiuto e un supporto, ma non si tratta di un mondo sostitutivo. Anche il mondo digitale, per evitare di essere pericolosamente assorbente, presuppone, invece, che i rapporti interpersonali siano fatti di sorrisi, di strette di mano, di liti gli occhi negli occhi e di quelle emozioni animali che ci avvolgono. Altrimenti finiremmo per essere una posta elettronica.