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20 mar 2014

Non rassegnarsi

di Luciano Caveri

Quando si parla di autonomia, sarebbe bene - a tanti anni dai suoi atti istitutivi - verificare con freddezza i pro e i contro di questa esperienza, che si avvicina al settantennio. Sarebbe un esercizio istruttivo e spesso mi balocco con l'idea che a posto di un pamphlet o di comizi sarebbe ora di farne uno spettacolo teatrale, semplice ma efficace, nel quale raccontare i perché e i "per come". Oggi, a titolo esemplificativo, parlo di due temi che sono di bruciante attualità e che, anche in passato, sono spuntati fra i problemi più grandi da affrontare. La Valle d'Aosta dipende per la propria ferrovia dallo Stato. Uno strano intrico, perché lo Stato, a dir la verità, è poi in realtà affidatario della gestione e del servizio a "Spa" delle Ferrovie, di cui è l'unico azionista. Micragnoso, vero? Per la principale arteria stradale, l'autostrada, le cose vanno ancora peggio. La cessione ai privati da parte del settore pubblico ha creato un duopolio a tenaglia: "Sav" (Quincinetto - Aosta) del "gruppo Gavio", "Rav" (Aosta - Monte Bianco) del "gruppo Benetton", che ha anche il traforo del Monte Bianco. Naturalmente si tratta di concessioni statali, in scadenza fra una ventina d'anni, che consentono ai privati di gestire, per i propri legittimi e lucrosi interessi, un'infrastruttura essenziale non solo per i valdostani ma addirittura lungo la Rete transeuropea dei Trasporti. Nel caso della ferrovia che cosa bisognerebbe fare è stato tracciato già da alcuni anni. E' questione di soldi, di certo per effettuare anzitutto i lavori su di una linea obsoleta tecnicamente, ma anche di volontà politica nell'interlocuzione con Roma, che non è facile, ma neppure impossibile. L'autostrada è questione più complicata, ma certo la soluzione di una scontistica ha una sua utilità come lenitivo, ma la questione è ben più profonda. Se non si ferma la macchina in moto degli aumenti, negli anni a venire nessuno prenderà più l'autostrada con peggioramento della qualità della vita dei residenti, la protesta dei turisti e di chi si trovi in transito. La nostra autostrada è forse la più cara in Europa ed azzarderei che combatte anche nel mondo, e questa anomalia è un argomento politico da portare sui tavoli del Governo italiano e della Commissione europea. E' come se, per una serie di circostanze, qualcosa si fosse rotto e dovesse essere aggiustato e non bisogna, in casi come questo, rassegnarsi. E, invece, uno dei tratti odierni della Valle d'Aosta, a parte i dibattiti sui "social" che farebbero intravvedere una grande effervescenza, è che, in verità, vige nel mondo reale ancora una forte e conformistica rassegnazione al declino, che va fatta saltare con l'esplosivo. Con Ignazio Silone: «Il destino è un'invenzione della gente fiacca e rassegnata».