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05 mar 2014

La sfida di Renzi

di Luciano Caveri

A dimostrazione che "la politica è mobile, qual piuma al vento" Matteo Renzi è a Palazzo Chigi, dopo la fiducia votata dalle Camere. Chi lo avrebbe mai detto sino a pochi mesi fa? E, invece, quel che neppure il più sagace dei commentatori poteva immaginare che capitasse, è ora la realtà. La politica non è una scienza esatta e i capovolgimenti di fronte sono sempre possibili. Ora, per il giovane Matteo, inizia il difficile e se le prime settimane saranno di "honeymoon" (luna di miele) con l’opinione pubblica, poi il giudizio sarà scevro da simpatie iniziali, ma conteranno i fatti. E' vero, infatti, che nel suo discorso al Parlamento ha parlato più alla popolazione che ai parlamentari e penso che questa sia stata in parte una scelta, in parte frutto dell’inesperienza. Ma, se è vero che la spinta popolare è decisiva per un leader, la "palude parlamentare" non va sottostimata. Penso, ad esempio, all'incipit al Senato, in cui ha posto subito in prima fila la questione della sua soppressione, perché nell’impostazione attuale di svuotamento di questo si tratta, ed è stato un po' come interloquire con i tacchini negli Stati Uniti alla vigilia della "Festa del Ringraziamento". Una certa freddezza nell'applauso finale non era casuale… Renzi, con una logica titanica, si è caricato sulle spalle un Governo di compromesso e se già i ministri non sono tutte eccellenze, con le prossime nomine di viceministri e sottosegretari emergerà con chiarezza quella logica di "larghe intese", che deriva dal fatto che per il Partito Democratico i numeri al Senato non ci sono e dunque la maggioranza è basata sul compromesso. Si tratta di una partenza che ha reso difficile la vita ad Enrico Letta (tacchino cucinato a sua insaputa) e Renzi sa bene - ma usa la "spada di Damocle" delle elezioni sulla testa di chi fa il furbo - che la maggioranza ha ampi margini di dissonanza su molti argomenti sui quali, invece, bisogna mordere. Non sto a infilarmi nella grande occasione di "contare" persa dal senatore Albert Lanièce: sarà facile, quando finirà il suo mandato (e lo stesso vale per il deputato Rudi Marguerettaz), elencare le cose fatte e non fatte. Il vantaggio-svantaggio dell'azione parlamentare è che essa si basa largamente sui resoconti parlamentari e dunque o uno c'era o non c'era. Sinora il bottino è davvero magro. Renzi ha alcuni mesi complicati e poi, all'inizio dell'estate, si troverà surchargé dalla Presidenza di turno dell'Unione europea, che graverà su di lui, perché così è ed anche per la scelta di non avere personalità di caratura europea nella sua squadra di Governo. Per cui, pensando poi alla pausa estiva, ha davvero alcune settimane per concretizzare quella filosofia di una riforma al mese che ha indicato nel programma. Io penso che non esista alternativa, al di là delle battute acide sui social, a questo Governo Renzi e al tutto per tutto che il "fiorentino" (in francese ricordo, per scherzo, che l'aggettivo "florentin" evoca gli intrighi politici e l'abilità manovriera) si troverà a dover giocare, in un'epoca di difficoltà economica e di collasso nella fiducia verso la politica. Gli auguri, dunque, sono sinceri, perché l'Italia non arrivi davvero al capolinea.