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05 mar 2014

La manovra a tenaglia

di Luciano Caveri

La "manovra a tenaglia" è, nel linguaggio della tecnica militare, la disposizione tattica "a V", opposta al "cuneo", destinata a bloccare e a sconfiggere, se ci si riesce, l'esercito nemico, che si trova ad essere attaccato contemporaneamente sulle due ali. Anche nel confronto istituzionale ci può essere una manovra di questo genere ed è bene rifletterci. Il senso di "attacco" che la Valle d'Aosta oggi vive non è una barzelletta o un allarmismo fiabesco genere «al lupo, al lupo». Le questioni nodali in atto sono almeno due. La prima riguarda il nostro ordinamento finanziario, la violazione dei patti stipulati e un uso strumentale del "Patto di stabilità" e del federalismo fiscale. La seconda è la mancata applicazione di altre norme di attuazione, tipo ferrovia e catasto e lo sblocco delle norme in attese da tempo, visto che la nostra "Commissione Paritetica" è ferma - unica Speciale del Nord - senza alcuna ragione! Su questo sia chiaro che i "Generali" delle nostre truppe hanno sbagliato alleanze e manovre, mettendoci in posizione adatta per perdere una serie di battaglie. Questo per far capire che c'è chi furbeggia con la "sindrome d'accerchiamento", viste certe loro palesi responsabilità che una parte della comunità sembra dimenticare. Ora cosa c'è all'orizzonte? Su questo penso che si debba essere chiari con Matteo Renzi, senza preclusioni e avendo fiducia. Ma certo bisogna essere sicuri che la nostra autonomia speciale non venga colpita con la prevista modifica del Titolo V della Costituzione, quella parte che riguarda il regionalismo. Non ci devono essere per le Speciali dei passi indietro in materie cruciali per noi, come l'energia, la competenza sugli Enti locali o la soppressione dei controlli sulle leggi regionali. Così come la Camera delle autonomie, sostitutiva dell'attuale Senato, deve essere una Assemblea di carattere federalista, altrimenti ci sarebbero rischi ulteriori per tutto il sistema regionalista derivanti da un monocameralismo di fatto. Il clima non è buono: sono state montate delle campagne contro le Speciali, talvolta a ragione e dunque con elementi che ci devono fare riflettere e fare autocritica, ma troppo spesso in maniera speciosa e strumentale. Non c'è stata capacità di risposta, colpo su colpo! Sembra che i diritti siano piaceri da chiedere in una distorsione dei rapporti istituzionali. Per cui gli appelli al fronte comune possono essere accettati, fuori da astute e insidiose logiche elettoralistiche, solo su fatti concreti, che partano in Valle d'Aosta da un cambio di scenario con i colpevoli di certi errori e incapacità messi da parte. Altrimenti sarebbe davvero il solito "cerchiobottismo", che mira all'italianissimo «Cambiare tutto perché niente cambi». Invece, per salvare l'autonomia, bisogna cambiare davvero e farlo in equilibrio fra tradizione e esperienza, innovazione e modernità.