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27 feb 2014

La democrazia digitale

di Luciano Caveri

La politica ama la riunioni. Se penso a quanto della mia vita ho speso in incontri, piccoli grandi medi, sto male a pensarci. Oltretutto, per lunghi anni, questo avveniva, prima delle salvifiche norme antifumo, in ambienti che piano piano si saturavano di fumo e, specie se ci riuniva nei bar, bisognava pensare al proprio fegato per evitare eccessi alcolici, che facevano parte anch'essi degli annessi e connessi della politica in zona alpina. Ma, va detto, che e stata una scuola straordinaria, specie in Valle d'Aosta, dove la politica è passione e pure, specie per gli autonomisti, la ricchezza derivante dal misto lingua (francese, patois e italiano, detti in ordine di apparizione).

Tuttavia, nel tempo, le cose stanno cambiando. E' sempre più difficile, la sera, avere persone che partecipino con piacere alle diverse riunioni in programma. La televisione è un avversario inesorabile, ma lo sono anche Internet e i social media e le generazioni più giovani hanno voglia di tranquillità nel starsene in famiglia. Per cui qualche riunione ci sta, ma il confine in cui "il troppo stroppia" si è fatto esile. Per cui, anche sulla base del tanto tempo trascorso nelle lunghe riunioni serali, che sfociavano in notturne, sono diventato un fautore delle riunioni diurne, quando le energie sono più integre. E profetizzo, non solo sulle chat ma anche con le webcam, che un giorno verrà in chi anche la politica potrà godere di ampi spazi di dialogo nelle agorà digitali, più di quanto se ne faccia oggi, con un uso più personale e piuttosto dispersivo. Non so dove finirà l'ago della bilancia fra la politica "vis à vis", indispensabile ma per la quale ci vuole misura, e quella ormai neppure più virtuale, perché consente di vedersi e parlarsi come se si fosse davvero "vicino vicino". La "vecchia politica" si trova dunque a che fare con un cambiamento di comportamenti, legato anche a cambiamenti nel costume e anche per una maggior attenzione a tutto ciò che, in senso lato, si definisce come "qualità della vita". Sono lieto che questo avvenga e la democrazia digitale è un terreno da dissodare, scoprendone gli aspetti positivi e naturalmente combattendone gli eccessi. L'animale politico di Aristotele era anche un animale sociale, oggi social... Un giorno verrà in cui analoghe riflessioni si faranno sul ruolo delle assemblee elettive, che vivono la crisi di appartenere, con regolamenti e comportamenti, a un mondo del passato. Non a caso gli Esecutivi tendono ovunque a soverchiare le logiche parlamentari così paludate e conservatrici. Anche in questo caso non bisognerà aver paura della democrazia digitale, che può essere "buona" e non solo lo spettro da "Grande Fratello".