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14 feb 2014

Il bagnomaria in politica

di Luciano Caveri

Le espressioni, così come adoperate ancora oggi, hanno spesso una storia lunga e complicata: pensate a "cuocere a bagnomaria", che è quel procedimento - da "Treccani" - "per riscaldare o cuocere cibi o altre sostanze che al calore diretto possono subire alterazioni, tenendoli in un recipiente messo dentro un altro recipiente più grande contenente acqua mantenuta a temperatura determinata, inferiore di solito a quella di ebollizione". Questa Maria del termine è una delle rare figure femminili dell'alchimia: Maria l'Ebrea, la sorella di Mosè. La trasformazione della mitica Maria in una delle fondatrici dell'alchimia - compreso il "bagnomaria" - risale a una tradizione piuttosto antica. Questa tecnica di cottura, fra alambicchi e fumi misteriosi, doveva servire per ottenere sia l'"acqua divina" che la polvere finissima per ricavare - vecchio sogno dell'umanità - l'oro da altri metalli non pregiati e, in questa trasformazione, c'era anche una chiave per l'immortalità! Anche in politica esiste il "bagnomaria" e il caso esemplare dell'attuale politica italiana è l'esito del prevedibile, benché mascherato, duello nel Partito Democratico fra Matteo Renzi ed Enrico Letta. Quest'ultimo, malgrado le buone intenzioni del nuovo leader del suo stesso partito con un accordo, ormai svanito, di "non belligeranza", ora penso che nella sua pentola incominci ad avere caldo e stia cercando, in limine dell'inizio cottura, di uscirne in qualche modo. Immagino che, alla fine, l'unico modo vero per uscire da questa situazione sarà un duello, nel filone degli "spaghetti western" alla Sergio Leone (musica di Ennio Morricone), con i due "fratelli coltelli" armati, faccia a faccia, con un'immaginaria pistola in mano, la celebre "Colt", per la sfida finale. Ma in realtà non c'è storia: a parte l'Alto Patronato del Quirinale, Letta oggi non ha un peso reale nel PD e dunque se Renzi staccasse la spina non ci sarebbe per lui nulla da fare. Con due scenari possibili per il sindaco di Firenze: diventare presidente del Consiglio con un orizzonte non troppo lungo per qualche riforma e la Presidenza italiana dell'Europa, oppure mandare tutto "a carte quarantotto" (espressione più recente di "bagnomaria", che ricorda i moti rivoluzionari che portarono, ad esempio per il Regno di Sardegna, allo Statuto Albertino) e andare dritto filato alle elezioni politiche con buone possibilità di successo, evitando il logoramento dell'altra soluzione. Io penso che, alla fine, le elezioni potrebbero essere il male minore, rispetto a questa sorte di palude di incertezza in cui ci troviamo. Ma resta il "catenaccio" del Presidente Giorgio Napolitano e la logica di sopravvivenza dei parlamentari in carica. Il tempo ci dirà.