Utilizziamo i cookie per personalizzare i contenuti e analizzare il nostro traffico. Si prega di decidere se si è disposti ad accettare i cookie dal nostro sito Web.
03 feb 2014

Turismo e trasporti

di Luciano Caveri

Per la scelta delle proprie vacanze, un elemento importante per la definizione della destinazione finale, sono i trasporti. Più il raggiungimento della località risulta facile e non faticoso e più crescono le sue quotazioni, che poi naturalmente si basano su altri elementi importanti, su cui sorvolo per restare in tema. Oggi, in Valle d'Aosta, un turista può arrivare in tre modi: in auto (o in pullman se in gruppo o in gita), in ferrovia o in aereo. L'auto o un altro automezzo è utilizzabile su corta o media distanza e su questo mezzo pesano i costi crescenti del carburante e i prezzi proibitivi - e comunque più alti di tratte in zona alpina simili - delle nostre autostrade. Aggiungiamo che se uno decidesse di usare pullman di linea farebbe i conti con l'assenza ormai di corse con le grandi città come Torino (compreso iil soppresso collegamento con l'aeroporto di Caselle) o Milano.

Del treno tutto è stato detto: linea monorotaia vecchia come il "cucco", con la croce di avere come sbocco Chivasso che è un "ramo secco" rispetto alle linee nazionali ad alta capacità, su cui resta il nodo irrisolto delle risorse per una modernizzazione e l'ambiguità, che andrebbe risolta, nel far convivere treni verso l'esterno con il trasporto pubblico in ambito locale. Manca un progetto - ma ci sono tanti studi - non solo infrastrutturale ma di esercizio, sapendo che una linea ferroviaria "generalista" cozza con l'idea di molti di un uso metropolitano della linea. Sull'aeroporto sfido l'impopolarità e plaudo a chi, per fatti suoi, è riuscito a dipingere il disegno aeroportuale come una follia costosissima. Rispetto la posizione, ma è sbagliata: a Bolzano la nuova Giunta ha appena confermato il rilancio del proprio aeroporto e non a caso. Un conto, infatti, sono la storia incredibile del blocco dei voli di questi anni, i problemi gravi dello stop nei lavori dell'aerostazione, la vicenda tragicomica dell'appalto dell'aereo per Roma con l'esclusione della compagnia "Darwin airlines", perché svizzera, mentre vola con analogo bando su Bolzano e anche altrove. Un altro conto è pensare, come credo, che sia possibile avere per un numero ragionevole di turisti un'offerta ristretta di voli commerciali, specie charter ma anche gli aerei dei ricconi di tutta Europa, che sarebbero una rendita di posizione enorme per il nostro turismo. Oltre al Roma, si potrebbe immaginare un volo con qualche "hub" (grande aeroporto che può fungere da interscambio) del Nord Europa come Zurigo, Monaco di Baviera o Parigi. Dice: l'aeroporto genera un deficit, chiudiamo ai voli commerciali e lasciamo solo agli Aeroclub e al turismo dei voli in aliante. Senza i voli commerciali. chiuderà l'aeroporto: questa è la verità, con conseguenze gravi per un'infrastruttura essenziale per la "Protezione civile", come dimostrato dal suo uso quotidiano e in caso di grande emergenza. Così avvenne per l'alluvione del 2000, quando tutti gli altri sistemi di trasporto andarono in tilt. Naturalmente, oltre a immaginare una gestione oculata dell'aeroporto valdostano che faccia convivere le diverse "anime", ci voglio collaborazioni con aeroporti viciniori come. Caselle, Malpensa e Ginevra, perché l'aeroporto "Corrado Gex" avrà pochi voli, ma gli scali torinese e lombardo stanno perdendo peso, mentre Ginevra "tiene". Essenziali sono, però, transfert che non costino una follia e non pesino sul pacchetto, sapendo che certi clienti vip sono pronti a chiedere trasferimenti in elicottero. Ogni scelta sui sistemi trasportistici - questo sì e questo no e certo bisogna piegarsi ad ogni scelta democratica - è legittima, ma va fatta in un disegno complessivo. Si sappia che, nella spietata concorrenza del turismo, ci vogliono preveggenza e sistemi di trasporto rapidi ed efficaci, senza i quali faremo una brutta fine e i turisti andranno altrove. Specie quei turisti stranieri indicati oggi, con il calo endemico degli italiani, come i salvatori di stagioni, che altrimenti sarebbero state un disastro.