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14 gen 2014

Le imprese e la crisi

di Luciano Caveri

La Statistica è importante. Pur con tutti i suoi limiti, consente - con le interpretazioni e i correttivi del caso - di esaminare lo stato della situazione. Naturalmente l'esame dei "fondamentali" di un'economia è prezioso, a condizione che si accompagnino alle percezioni personali, che certo sono possibili, in realtà piccole come la Valle d'Aosta. In questo ambito ristretto, infatti, l'osservazione (come dovrebbe essere - ahimè - anche per la democrazia...) è più facile, specie per chi ha potuto conoscere bene la realtà dove vive. Ci pensavo, riflettendo su due aziende di recente sottoposte a processi societari di ristrutturazione, per motivi di crisi, che non sto qui ad approfondire e che per altro non conosco a pieno. La prima è una storia di una società di macellazione, passata di padre in figlio in passato, che è sempre stata un solido caposaldo in un settore assai concorrenziale. La seconda è un'importante azienda energetica con un amministratore colto e perspicace. Possiamo dire che anche determinate certezze granitiche, in questo periodo, sono venute meno. E potrei, purtroppo, citare, in questi ultimi anni, molte altre aziende, piccole e medie, che sono sopravvissute a stento o sono morte e sepolte sotto i colpi della crisi e di un "sistema valdostano" che non ha saputo reagire. E mi riferisco alla politica e alla responsabilità di risposte date nel solco del déjà vu, come se il mondo fosse fermo e non dinamico. Evito di fare l'elenco dei responsabili, perché tristemente noto. E c'è persino qualcosa di beffardo, nel vedere qualche eminente "colpevole", che oggi incontra - con un gran toupet - le categorie economiche, che ringraziano pure dell'invito, per capire come reagire ai momenti difficili! Fa altrettanto sorridere guardare, alla fine, come certi tagli di bilancio regionale senza criterio oggettivo abbiano colpito, in modo cieco, una parte importante di quel settore indicato con il termine, ormai desueto, di "attività produttive", che era già "Cenerentola" nella Finanziaria regionale. Di fronte a questa situazione di slabbratura di un tessuto economico, che vale anche per le microimprese e anche per settori un tempo floridi come edilizia e turismo, ci vorrebbe veramente un punto della situazione. Sapendo che, senza troppe analisi, basterà guardare la mazzata delle entrate fiscali, che sono - con il nostro riparto fiscale - un segnale visibilissimo e allarmante di un declino. Si tratta di ferite gravi alla stessa autonomia politica della Valle, perché gli aspetti giuridici dell'autogoverno non possono prescindere dall'economia. Questo vale, di riflesso, per il cuore pulsante di una società: il lavoro, di cui tanto si discute con le recenti proposte di Matteo Renzi. Il cane si morde la coda in un sistema in difficoltà, dove cresce la disoccupazione, specie dei giovani e di chi ha livelli elevati d'istruzione. Questa situazione da sabbie mobili, che inghiottono la ricchezza e le persone, se dovesse continuare, rischia di mettere in dubbio tutto, in una forma di fallimento complessivo, che ci trascinerebbe in un gorgo di cui non si vede il fondo. L'appello al buonsenso non passa attraverso formule di consociativismo o di ambigua "unità nazionale", che spesso vengono da chi predica che «tutto cambi perché nulla cambi», ma certo le migliori energie devono alzare la testa, puntare il dito e lavorare per il cambiamento.
Primum vivere...