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26 dic 2013

Stamina: un caso italiano

di Luciano Caveri

Ci sono molte ragioni per vergognarsi in Italia (o, se preferite, "dell'Italia") e non lo dico con un sentimento avverso, ma con un evidente dispiacere per un Paese che spesso, anche a proposito e a sproposito sulle Autonomie speciali, invoca il senso dello Stato e lo viola in modo sistematico. Le regole sono troppo spesso un lusso, come se nascessero per essere violate. Trovo che il premio in negativo per il 2013 vada assegnato alle vicende attorno al "metodo Stamina", che mostrano il volto tentennante di una politica inerme e di scelte importanti che finiscono nelle mani della giurisprudenza, spesso capricciosa e lenta, della giustizia amministrativa. E lo stesso vale per giudici civili, che si sono trovati a decidere se obbligare la Sanità pubblica a utilizzare un metodo privo di qualunque reale validazione sperimentale in favore di singoli pazienti, spesso dei bambini.

Credo che ormai tutti sappiano di che cosa si tratti: una cura o sedicente tale, che dovrebbe riguardare malattie come ictus, lesioni spinali, paralisi cerebrale e una vasta gamma di malattie degenerative del sistema nervoso, tra cui il morbo di Parkinson, la sclerosi multipla e la "Sla", sclerosi laterale amiotrofica. Basta questo elenco per capire che, chi prometta miglioramenti e persino guarigioni, lo faccia in un'inquietante logica miracolistica degna di un venditore di elisir in una fiera del Far West. Deus ex machina, brasseur d'affaires, guru e capopopolo è questo Davide Vannoni, laureato in lettere e filosofia con una cattedra di psicologia all'università di Udine. Dopo un'emiparesi, ha "scoperto" da malato il mondo delle staminali e si è inventato una cura, che viene smentita dalla scienza ufficiale e che per ora resta in piedi per un intrigo all'italiana, fatto di ricorsi amministrativi, amicizie giuste e la forte determinazione dei malati e dei loro familiari che sperano che arrivi, grazie alle cure, una guarigione più o meno estesa. Questo è l'aspetto più terribile e che porterà assai probabilmente Vannoni ed i tanti che operano con lui, in un misto fra società estere, brevetti e "viaggi della speranza", dritti filato nelle braccia della giustizia penale, cui credo non sfugga che dietro a chi decanta la bontà della cura ruoti un giro vorticoso di denaro. Spiace che la politica non sia in grado di agire e, in fondo, deleghi il ruolo "regolatore" ai pubblici ministeri. Elena Cattaneo, la scienziata, esperta di staminali, da pochi mesi senatrice a vita, ha scritto: "Molti tra i migliori scienziati di questo Paese – quelli che lavorano davvero per i malati rifiutandosi di propinare loro false illusioni – vanno da mesi dicendo una sola cosa: il "metodo Stamina" è una truffa ai danni dei malati e dello Stato, che sta erodendo fondi alle cure certificate per somministrare detriti cellulari e fisiologica (quando va bene)". Rispetto a questa dichiarazione, seppur durissima, c'è la vasta documentazione, meritoriamente resa nota da "La Stampa", sulla base di documenti ufficiali e delle inchieste del Procuratore torinese, Raffaele Guariniello, che ha scoperto vicende gravi e preoccupanti. Si configura un elenco di reati da far rabbrividire. Capiamoci: se io fossi malato o avessi parenti malati, sarei pronto a qualunque cura ufficiale o no per contrastare una malattia senza speranza. Ma, proprio per evitare che a sfruttare la mia disperazione ci siano ciarlatani o profittatori, che mi fanno perdere il lume della ragione, ci vuole la rete protettiva del metodo scientifico e la vigilanza delle autorità pubbliche. Altrimenti l'Italia, anche in questo, sarebbe - come lo è stata appunto finora nella vicenda "Stamina" - un Paese incivile, che lascia spazio ad illusionisti e a millantatori. La cui forza contrattuale poggia purtroppo sulla speranza di vita di chi, magari malato terminale, protesta - colpendo la nostra commozione umana e la diffusa antipolitica - davanti a Palazzo Chigi.