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04 dic 2013

Il "patriottismo costituzionale"

di Luciano Caveri

"Autonomia speciale valore comune". In un'espressione del genere mi riconosco. Da tempo sostengo la tesi del "patriottismo costituzionale" alla Jürgen Habermas. La sostanza è questa: ci sono molte ragioni che possono portare a riconoscersi nelle idee e nei valori che fondano la comunità valdostana, intesi - se si vuole - come elementi prepolitici che creano il carattere specifico di una comunità. E il termine "Comunità" è oggi molto discusso, visto che spesso si parla del pensiero federalista e riformistico di Adriano Olivetti, sviluppatosi a due passi da noi, ad Ivrea. Olivetti diceva e io ci vedo proprio la nostra Valle: «La nostra comunità dovrà essere concreta, visibile, tangibile, una comunità né troppo grande né troppo piccola, territorialmente definita, dotata di vasti poteri, che dia a tutte le attività quell'indispensabile coordinamento, quell'efficienza, quel rispetto della personalità umana, della cultura e dell'arte che la civiltà dell'uomo ha realizzato nei suoi luoghi migliori. Una comunità troppo piccola è incapace di permettere uno sviluppo sufficiente dell'uomo e della comunità stessa; all'opposto, le grandi metropoli nelle forme concentrate e monopolistiche atomizzano l'uomo e lo depersonalizzano: fra le due si trova l'optimum».

Tornando al "patriottismo costituzionale", non essendoci in Valle, per fortuna, un "pensiero unico", resta evidente che un collante forte dovrebbe ruotare attorno allo Statuto speciale. Lo Statuto non è solo la carta e i caratteri tipografici con cui è scritto: negli articoli si ritrovano le ragioni del nostro particolarismo. Mi riconosco nel grande Montesquieu e nel suo approccio verso la legge: «Les lois, dans la signification la plus étendue, sont les rapports nécessaires qui dérivent de la nature des choses». Se si scorre lo Statuto, ci si accorge appunto di quanto le scelte effettuate alla Costituente, pur deludenti per gran parte dei valdostani a causa della limitatezza di poteri e competenze previsti, ben lontani da un assetto federalista, ci si accorge di come - aggiungendo le modifiche statutarie apportate nei decenni passati - le norme si sforzino di adeguarsi al popolo valdostano e al territorio della Valle. In una logica, beninteso, di "autonomia dinamica" che, in positivo (ad esempio con le norme d'attuazione) e in negativo (quando normativa nazionale o europea "invade" spazi di potestà regionale), fa sì che la nostra Costituzione regionale viva nel tempo attuale e dunque modifichi la ratio delle sue norme a seconda del momento in cui si opera e del contesto in cui gli articoli dello Statuto si inseriscono. Dunque la logica dello Statuto come "idem sentire", che consenta anche all’ultimo venuto, ancora digiuno delle ragioni storiche e culturali a fondamento dell'autonomia, di avere un elemento aggregatore di immediata riconoscibilità di un cemento nel quale riconoscersi. Questo non significa affatto astrarsi da un giudizio su come lo Statuto venga applicato non in un'autonomia teorica, ma nella quotidiana azione amministrativa e nel suo fondamento politico. Ciò significa che non esiste uno spazio non soggetto a critica, nel nostro dibattito interno, che consenta a chicchessia una specie di lasciapassare nel nome dell'autonomia. Quando mi è capitato di segnalare elementi di grave distorsione del nostro sistema istituzionale, specie con il crescente stravolgimento del ruolo e della figura del presidente della Regione, interpretato oggi in una logica cesaristica che viola principi di democrazia rappresentativa e parlamentare, non lo faccio per ripicca o frustrazione. Lo faccio perché questo è un elemento a difesa della nostra autonomia valdostana, che deve avere gli anticorpi che vaccinino l'ordinamento valdostano dal rischio, talvolta ormai realtà, di uno stravolgimento del nostro sistema istituzionale. Se bisogna, sempre e comunque, non "buttare via l'acqua sporca con il bambino" non si può pensare, invece, di accettare che l'acqua resti sporca e torbida, perché sarebbe davvero un tradimento del "patriottismo costituzionale".