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18 nov 2013

A proposito d'Europa

di Luciano Caveri

In vista delle elezioni europee, fissate per l'ultima domenica del maggio 2014, c'è chi - anche in Valle d'Aosta - scopre l'Europa e ne diventa interprete e esegeta. Per alcuni è come un risveglio periodico da un lungo sonno. Suona la campanella dell'ultimo chilometro ed ecco che si riprende il filo lasciato abbandonato alla fine delle precedenti europee, come se nulla fosse. Si torna a discutere di quanto si conosce in genere solo in superficie e che si è lasciato in stand-by per parecchio tempo. Non me ne stupisco: per esperienza personale so che è così e non è un "j'accuse" polemico, perché il diritto comunitario e le sue prassi sono una materia molto complicata. Ho avuto la fortuna di occuparmene in modo continuativo, prima al Parlamento europeo e poi al "Comitato delle Regioni", per tredici anni, che sono un bel pezzo della propria vita e una valigia piena di ricordi. Sono stato fortunato a fare questa vita, in parte "parallela" al lavoro a Roma e poi in Valle. E' stato un privilegio entrare in contatto con moltissime persone, di tanti Paesi diversi, in una babele linguistica, ma anche in una full immersion nella ricchezza di culture e mentalità dei popoli che compongono l'Europa comunitaria. Ciò consente una continua crescita, per chi abbia voglia di confrontarsi e stare all'ascolto. Ho cominciato quell'avventura politica con convinzioni europeiste, e ho lasciato, qualche mese fa, essendo diventato ancora più europeista, conscio quanto il percorso dell'integrazione sia complesso. Ma esistono moltissime possibilità e tante strade che la Valle d'Aosta potrebbe percorrere per migliorarsi ed essere davvero un piccolo tassello dell'Unione europea del futuro. Dobbiamo esserne convinti, perché non è la nostra taglia minuscola che ci deve spaventare in mezzo ai colossi, quanto la qualità delle nostre idee e proposte. Assicuro - e non per un inutile snobismo - che non è banale conoscere certe materie ed entrare nei meccanismi. Anche chi ha competenze e esperienze robuste rischia di far fatica. Il Parlamento europeo ha dato vita ad un parlamentarismo molto specifico ed è assai curioso come si incrocino poteri e competenze fra le diverse istituzioni, anzitutto Commissione e Consiglio. Raramente i rappresentanti italiani mostrano impegno e continuità e questa è un'oggettiva debolezza, di cui - negli incarichi che ho avuto - si è sempre parlato, come punto di partenza, di una difficoltà tutta italiana di "fare sistema". Nelle istituzioni europee non vige il bla bla all'italiana e la mancanza di programmazione dei lavori parlamentari: i dossier vengono sviscerati, è meglio non parlare a casaccio e bisogna dimostrare competenza e padroneggiare gli argomenti, altrimenti nessuno ti prende sul serio. Una bella scuola di vita e una certezza: dal cammino europeista non si può tornare indietro e la chiave della sussidiarietà, la sorella gemella del federalismo, è quella che apre la porta più difficile. Quella che custodisce un segreto: far convivere il Gigante europeo con realtà lillipuziane come la Valle d'Aosta.