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17 nov 2013

Un sorriso, per favore

di Luciano Caveri

Se uno si affaccia sulle campagne civili in corso, che siano pro o contro qualche causa, trova di tutto e di più. Un contenitore, com'è "Twitter", esemplare cartina di tornasole delle tendenze in corso, propone una panoplia di temi vicini e lontani su cui mobilitare l'opinione pubblica e i singoli cittadini. Mi sono iscritto, per un caso specifico per un argomento che mi interessava, ad un sito di petizioni e ora - ma non mi sono cancellato dall'indirizzario per curiosità e dunque la colpa è mia se continuo ad essere martellato - ricevo richieste di firmare contro le corride, a favore delle adozioni dei cani, contro la chiusura di fabbriche, a favore dei celiaci, contro la violenza domestica, a favore del reddito di cittadinanza e via con più argomenti di mobilitazione. Se dovessi seguire tutto, sarei abile arruolato in centinaia di buone cause, finendo per perderne il filo e, si sa, quanto il troppo stroppi. Da tempo, però, mi balocco con l'idea che una campagna andrebbe fatta ed è di una banalità sconcertante. Si tratterebbe di chiedere alle persone di usare, pur con la dovuta circospezione, il proprio sorriso per rendere la vita meno amara. Espressione vita "meno amara" che ricorda quella vecchia canzone romanesca del 1932 - uno dei parolieri era addirittura Ettore Petrolini - che cantava, quando ero bambino, Nino Manfredi. E che faceva: «Tanto pe' cantà, perché me sento 'n friccico ner còre, tanto pe' sognà, perché ner petto me ce naschi 'n fiore...» Da adulto, trovo più nelle mie corde l'ammonimento di Jacques Prévert, che ha scritto: «Essayons d'être heureux, ne serait-ce que pour donner l'exemple». Si sa quanto non sia facile: nel quotidiano incrocio di storie e situazioni di vita vissuta ci attorniano drammi e dolori, tristezza e paure, disagi e disperazione. Che il sorriso scompaia da molti volti non è una scelta, ma frutto delle circostanze. Esiste, però, anche chi - senza averne motivazioni reali e questo suona ancora più paradossale - ha deciso di mettere una maschera e decidere che il sorriso non serve più. A questi rivolgerei una campagna, spiegando che non è così e che talvolta un sorriso è la base di partenza nei rapporti umani. Combatto spesso contro quelli che vengono definiti i "musoni", cioè chi si pone, spesso per partito preso, con un atteggiamento mogio o persino negativo, che peggiora solo le cose. Per favore, accendete il sorriso!

P.S.: qualcuno deve averci già, almeno in parte, pensato, se oggi scopro - e come non restarne sorpreso - che proprio oggi, tanto per cominciare, è la "Giornata mondiale della gentilezza"!