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02 nov 2013

La bussola per i giovani

di Luciano Caveri

Il fatto è conosciuto: la popolazione valdostana invecchia. Le nascite restano inferiori alle morti, anche se le ondate migratorie di extraeuropei hanno, negli ultimi anni, reso più elevato del previsto il tasso di fecondità. Il nostro capitale umano di nuovi nati e di giovani è prezioso. Non voglio perdere troppo tempo su questo, perché la retorica sulle nuove generazioni mi ha sempre fatto venire l'orticaria, anche quando ero un giovane politico. Anzi, sia chiaro, che nella Valle d'Aosta di oggi ci sono un numero crescente di vecchi "dinosauri" che occupano ruoli chiave e ci sono uomini adulti in posti di responsabilità, che magari non sono vecchi per ragioni anagrafiche, ma si comportano come dei "matusalemme", senza averne esperienza e saggezza. Ho sempre sostenuto che i nostri bambini e ragazzi sono così pochi che dovremmo badare a ciascuno di loro come se fosse un fiore raro e prezioso, altrimenti ci troveremo con una comunità esaurita dall'apporto di idee nuove e entusiasmi che solo i più giovani possono garantire, come acqua di fonte. Su questo fronte mi sono speso, ma non sempre vedo esiti convincenti. Penso ad un tema cardine: l'orientamento e cioè quella bussola che dovrebbe consentire ai giovani, durante il loro percorso di studi, di non sbagliare il colpo, specie nel passaggio fra le scuole Medie e le Superiori e, per chi vuole, nel salto successivo verso l'Università. Sarà che il tema mi tocca. Mentre il più piccolo dei miei figli si gode i primi mesi di scuola dell'infanzia, i suoi fratelli si avvicinano alla fine delle Superiori e devono, in un periodo difficile di crisi che già è depressivo di par suo, scegliere cosa fare dopo e li trovo molto soli nella scelta difficile. Una scelta decisiva per loro e per la nostra famiglia, che è - nel complesso di tutti i giovani interessati - importante per l'intera comunità. Avevo già vissuto l'orientamento alle Medie dove, al di là di costosi manuali stampati ogni anno e di visite alle scuole che promuovevano sé stesse, c'era poco nel rapporto vis à vis che dovrebbe consentire a un giovane di scegliere. Chi se ne occupava a scuola, nel consigliare alle famiglie il percorso successivo, dimostrò - quando cercai di capire le ragioni di certe proposte - di non avere conoscenze e un profilo professionale adatto per farlo. Si tratta di una scelta così decisiva che ci vorrebbero maggior cura e le professionalità giuste nell'approccio con i giovani, alla scoperta delle loro reali vocazioni. Un lavoro difficilissimo, lo ammetto. Per le Superiori il percorso è altrettanto difficile e mi figuro uno staff apposito, che consenta - con una valutazione del percorso scolastico, del profilo psicologico del ragazzo, ma anche con i delicati problemi del mondo del lavoro - una scelta oculata. Capisco che oggi non è così. Di conseguenza crescono nella scuola i rischi di abbandono e rischiamo di buttare via dei talenti al momento del passaggio all'Università. Tutto questo in un contesto diverso dal passato, vista la difficoltà di trovare il lavoro e la preoccupazione che tanti giovani, non trovando occasioni in Valle, vadano altrove, depauperando ulteriormente il nostro tessuto sociale. Sono temi di enorme portata, ma è anche su questo che si crea la Valle d'Aosta di domani.