Utilizziamo i cookie per personalizzare i contenuti e analizzare il nostro traffico. Si prega di decidere se si è disposti ad accettare i cookie dal nostro sito Web.
25 ott 2013

Uno sguardo a Trento e a Bolzano

di Luciano Caveri

La prossima domenica si voterà in Trentino-Alto Adige o, per meglio dire, nelle Province autonome di Trento e di Bolzano/Bozen, essendo ormai la Regione una sopravvivenza, che sta in piedi senza nessun reale ruolo politico e amministrativo. A differenza nostra, che consideriamo la "Provincia d'Aosta" di epoca fascista come una scelta sbagliata per dilavare i valdostani con un pezzo di Canavese, per loro la Provincia autonoma è, al contrario, il cuore dell'autonomia speciale. Per noi valdostani è sempre interessante seguire gli esiti elettorali in queste due realtà alpine che, con gli opportuni distinguo e le differenze esistenti, hanno comunque un percorso parallelo al nostro. Potremmo risalire all'interesse che nel dibattito politico valdostano si ebbe, dopo la Prima Guerra mondiale, per la consapevolezza che la grande minoranza austriaca del Tirolo del Sud avrebbe giocoforza obbligato l'Italia di allora a dotarsi di un politica in favore delle minoranze linguistiche, utile anche per i valdostani. Ma sarebbe forse più interessante seguire certi filoni del dialogo dal dopo Liberazione in poi, che hanno avuto anche nel comune lavoro parlamentare punte d'eccellenza sui temi della specialità, ma anche su argomenti come la montagna, il federalismo, l'europeismo. Oggi, purtroppo, un brusco punto a capo, comunque la si voglia raccontare, è venuto dalla scelta - di cui un giorno capiremo le ragioni tattiche scelte dal presidente Augusto Rollandin - di far iscrivere lo stelluto Rudi Marguerettaz al Gruppo della Lega e non, come di solito alla Camera per gli autonomisti, al Gruppo Misto con i sudtirolesi. Vi è poi la forte autoreferenzialità dell'attuale Governo regionale, che segue la linea fissata dal Presidente più interessato a fatti locali, se non localistici, come dimostrato dalle rare puntate a Roma e dal totale disinteresse per la politica europea. Queste elezioni segnano la fine della lunghissima "monarchia illuminata" a Bolzano di Luis Durnwalder, il "presidentissimo" per eccellenza, che si ritira a vita privata, e cede, in casa Südtiroler Volkspartei, il testimone ad un quarantenne, Arno Kompatscher. Le liste in Tirolo del Sud saranno quattordici. Erano inizialmente sedici, ma due di esse (Fratelli d'Italia ed Italia dei Valori) sono state escluse per problemi nella raccolta delle dl firme per la presentazione. Sono 424 candidati che corrono per i 35 seggi con un sistema di voto proporzionale e la scelta del Presidente, come in Valle d'Aosta, avviene in Consiglio. A Trento, dopo il regno di Lorenzo Dellai, ormai occupato in difficili questioni romane, dopo essere inspiegabilmente - per un autonomista - approdato (ma forse andrà altrove) a Mario Monti, bestia nera delle Speciali, la situazione è caotica. Le liste sono ventitré con 784 candidati per il ruolo di consigliere e con undici candidati per l'elezione diretta per il presidente della Provincia. Il candidato del centrosinistra è Ugo Rossi del "PATT - Partito Autonomista Trentino Tirolese", che conosco. Interessante seguire gli esiti e bisogna con queste "autonomie cugine" ricostruire l'asse, oggi gravemente indebolito.