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24 ott 2013

Il treno dei desideri all'incontrario va

di Luciano Caveri

La Regione Valle d'Aosta comprerà cinque treni bimodali con una spesa prevista di 47,5 milioni di euro. In tempo di crisi, una cifra importante impegnata e un'iniziativa che il Governo regionale condivide solo con la sua risicata maggioranza. Sono stato il primo a proporre l'utilizzo dei treni bimodali una decina di anni fa: già al tempo dell'acquisto dei treni diesel "Minuetto", in compartecipazione con "Trenitalia" e non con una acquisto a nostro totale carico e con bando regionale, avevo pensato (e ci ho viaggiato sopra in Francia) a questi treni, che possono funzionare con il diesel fine a Ivrea e - schiacciando un bottone - usare l'elettricità da Ivrea in poi. Pensavo - anche se le Ferrovie lo smentivano - che nel passante ferroviario di Torino, dopo i lavori di costruzione, non avrebbero fatto entrare, per problemi di inquinamento, i treni diesel e avevo ragione. Questo ha cagionato l'obbligo del cambio del treno a Ivrea. Ora si potrebbe immaginare che l'idea di comprare dei bimodali mi renda contento come una pasqua. Non è così per una ragione principale: questo acquisto - e sono curioso di vedere chi li costruirà, visto che sul punto ci sono già delle voci - oggi è una scelta nel vuoto pneumatico di decisioni vere sulla linea. Sono ormai tre anni (tre anni!) che risultano ferme al palo - ed è un fatto di una gravità inaudita, degna della richiesta di un intervento del Capo dello Stato - le "Norme di attuazione dello statuto speciale della regione Valle d'Aosta/Vallée d'Aoste in materia di trasporto ferroviario". La foga dell'acquisto nasconde che queste norme sono quelle che declinano con puntualità una politica ferroviaria regionale, sulla base del molto lavoro svolto - sia tecnico che giuridico - nell'epoca in cui fui assessore ed ero membro della "Commissione paritetica Stato - Regione" all'atto dell'approvazione dello schema di decreto legislativo. Non entro qui nel dettaglio di che cosa voglia dire essere i titolari dell'esercizio e, volendo, proprietari della linea, dopo aver chiarito la questione fondamentale della quota dei finanziamenti statali per far viaggiare i treni e per ammodernare la linea. Si tratta di sciogliere questioni importanti, come l'elettrificazione, i raddoppi selettivi dei binari, gli interventi, specie nel tratto canavesano, sui passaggi a livello. Invece, si comincia coi treni, nel buio pesto dei rapporti con lo Stato e con le Ferrovie, che da sempre sono interlocutori sfuggenti, che godono di un sistema di finanziamento paradossale: la Regione paga fior di milioni alle Ferrovie tramite lo Stato (che poi sono la stessa cosa...), ma i rapporti sono gestiti dal lontano e ineffabile Ministero dei trasporti. Nel dibattito, che ho seguito con attenzione, manca un elemento importante: torna, per la sua oggettiva utilità per un trasporto su gomma privato sempre più caro per carburanti e autostrada, l'idea dell'uso metropolitano della "Pont-Saint-Martin - Aosta" (la linea sino a Pré-Saint-Didier vale un discorso a parte). L'idea è stata studiata e ha elementi interessanti, ma sia chiaro che questo renderebbe difficile conciliare i treni di percorrenza più lunga verso Torino. Lancio lì la questione e vedremo, intanto - come temo - l'acquisto dei treni siffatto si trasformerà in un impantanarsi nelle sabbie mobili. Chissà, tra l'altro, se sarà stata rispettata quel comma 7 dell'articolo 2 della norma di attuazione che si occupa anche del materiale rotabile e che dice: "La Regione, l'impresa ferroviaria e il gestore dell'infrastruttura stipulano specifici accordi di programma disciplinanti gli interventi da attivare, ivi incluso il rinnovo del parco rotabile, per garantire l'adeguatezza, sotto il profilo qualitativo e quantitativo, dei servizi ferroviari trasferiti, nonche' gli oneri necessari alla loro realizzazione".