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08 ott 2013

«Guai ai vinti!»

di Luciano Caveri

Mi colpisce come nella politica italiana la stessa identica cosa la si veda "bianca" o "nera". I fatti di ieri in Parlamento sono esemplari. Non parlo dei commenti degli editorialisti in queste ore, la cui reale incidenza, in un Paese che legge poco i giornali, agisce su una piccola parte dell'opinione pubblica, ma mi riferisco alla pancia della gran parte delle persone che limita le sue informazioni a nozioni superficiali o al passaparola. Resta, in sostanza, una divisione manichea, perché il giudizio è precostituito, dunque è pregiudizio. C'è una nota frase in latino: «Vae victis», che - tradotta dal latino - vuol dire «Guai ai vinti!». E' una vicenda che racconta Tito Livio nelle sue "Storie". Sono le storiche parole di Brenno, condottiero gallo, pronunciate ai Romani, quando in seguito alle loro proteste per le bilance false adoperate per pesar l'oro del loro riscatto dopo la sconfitta, gettò su un piatto del peso la sua massiccia spada. Nel significato generale, l'esclamazione esprime la triste verità, che ricorda come il vinto sia alla mercé del vincitore. Oggi lo sconfitto è Silvio Berlusconi, la cui parabola, benché sinora oscillante, perché ogni volta che stava per affondare è sinora riuscito miracolosamente a tornare saldamente a galla, stavolta sembra essere segnata. Ma ci si chiede ora quale sarà la sua prossima mossa e ieri qualcuno indicava la via dinastica attraverso la figlia Marina. Sui vincitori spiccano due nomi: Enrico Letta e il suo mentore, Giorgio Napolitano. Hanno passato dei brutti momenti, ma sono stati aiutati dalle "colombe" del Popolo della Libertà e dal ringalluzzito Angelino Alfano, che - con una pattuglia di Ministri, di ex democristiani e della corazzata "Comunione & Liberazione" - ha scelto lo scontro finale con il Cavaliere, che, con una giravolta in Senato da attore consumato, ha alla fine votato la fiducia. Ricordando la celebre poesia di Alessandro Manzoni vien da dire, per molti dei protagonisti delle vicende di queste ore: "Fu vera Gloria? Ai posteri l'ardua sentenza". Una massima multiuso nella politica italiana, dove la frase iniziale sui vincitori e vinti va sempre presa con la giusta cautela non sapendo mai, nei continui rovesciamenti di fronte, che cosa capiterà. Forse l'unica verità in Italia è che più si ampia e si differenzia il fronte delle alleanze di Governo e meno si assicura la solidità e la stabilità dell'azione dell'Esecutivo, perché è arduo mettere assieme idee e esigenze poco coincidenti. Immagino che ieri, dopo la gioia del successo, incassato con il solito understatement da Letta, il presidente del Consiglio avrà riflettuto sullo scenario futuro e sulle battaglie non facili che raramente nella politica contemporanea cristallizzano per sempre la figura del vincitore.