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08 ott 2013

Amnistia e indulto: bisogna pensarci bene!

di Luciano Caveri

Attraverso l'ausilio della "Treccani" vorrei, in premessa, ricordare di che cosa si parli, dopo il messaggio al Parlamento sul sistema carcerario e la Giustizia del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Le alternative poste sono, anche eventualmente affiancate, come da auspicio del Presidente: "L'amnistia costituisce una causa di estinzione del reato, mentre l'indulto è una causa di estinzione della pena: pertanto, con l'amnistia lo Stato rinuncia all'applicazione della pena, mentre con l'indulto si limita a condonare, in tutto o in parte, la pena inflitta, senza però cancellare il reato".

Raggiungere lo scopo è abbastanza complesso per i numeri necessari nelle votazioni: "Amnistia e indulto vengono concessi con una legge deliberata a maggioranza dei due terzi dei componenti di ciascuna Camera in ogni articolo e nella votazione finale (articolo 79, comma 1, Costituzione); mentre, prima dell'entrata in vigore della legge costituzionale numero 1 del 1992 (che ha modificato il testo dell'articolo 79), erano concessi dal Presidente della Repubblica, previa legge di delegazione da parte delle Camere. Il fortissimo innalzamento del quorum di votazione (dalla maggioranza semplice a quella dei due terzi, superiore a quanto richiesto nel procedimento di revisione costituzionale ex articolo 138 della Costituzione) ha reso molto più difficile il ricorso a questi istituti e, dal 1992 sino ad oggi, vi è stato un solo caso di applicazione dell'articolo 79 (legge numero 241 del 2006), mentre dal 1948 al 1992 vi erano stati oltre quaranta provvedimenti legislativi di clemenza. Amnistia e indulto non si applicano ai reati commessi dopo la presentazione del disegno di legge (articolo 79, comma 3, Costituzione). Sulle leggi di amnistia e indulto, infine, non può essere proposto un referendum abrogativo (articolo 75, comma 2, Costituzione)". L'Ansa ha così sintetizzato la posizione del Capo dello Stato: "Sottopongo all'attenzione del Parlamento l'inderogabile necessità di porre fine ad uno stato di cose che ci rende corresponsabili delle violazione contestate all'Italia dalla Corte di Strasburgo. Esse si configurano come un'inammissibile allontanamento dai principi e dall'ordinamento si cui si basa l'integrazione europea. Ho dovuto mettere in evidenza - prosegue il Capo dello Stato - come la decisione della Corte di Strasburgo rappresenta la mortificante conferma della perdurante incapacità del sistema italiano di garantire i diritti elementari e la sollecitazione pressante ad imboccare una strada efficace. L'Italia - ricorda Napolitano - ha un anno per conformarsi alla richiesta che arriva dalla Corte Europea. Il termine annuale decorre da quanto il 28 maggio 2013 è stata respinta l'istanza presentata dall'Italia al fine di ottenere il riesame dalla sentenza: pertanto il termine scade il 20 maggio 2014. L'Italia - sottolinea - viene a porsi in una condizione umiliante sul piano internazionale per violazione dei principi sul trattamento umano dei detenuti. Alle violazioni dei diritti umani nelle carceri "si aggiungono quelle sulla durata non ragionevole dei processi". "L'intollerabile livello di congestione delle carceri dà all'Italia il primato di sovraffollamento tra gli stati Ue con il 140,1 per cento, mentre la Grecia è al 136,5 per cento. La prima misura su cui intendo richiamare l'attenzione è l'indulto - dice Napolitano - che non incide sul reato e può applicasi ad un ambito esteso". Il Capo dello Stato precisa che dall'indulto sono esclusi "alcune fattispecie di reato per evitare pericolose ricadute, accompagnando l'indulto con misure amministrative volte all'effettivo reinserimento dei carcerati. Fermo restando l'esclusione dall'amnistia dei reati di particolare allarme sociale come la violenza contro donne, non ritengo che il capo dello Stato debba indicare le singole fattispecie da escludere: la perimetrazione dell'amnistia rientra nelle competenze esclusive Parlamento". Il combinato disposto di amnistia e indulto potrebbe favorire una significativa riduzione della popolazione carceraria. Lo afferma Giorgio Napolitano nel suo messaggio alle Camere chiarendo che l'indulto inciderà sulla popolazione carceraria, mentre l'amnistia può accelerare i tempi della giustizia e incidere anche sulla custodia cautelare. ''Confido che vorrete intendere le ragioni del mio messaggio formale. Si tratta di questioni e ragioni che attengono a quei livelli di civiltà e dignità che il nostro paese non può lasciar compromettere da ingiustificabili distorsioni e omissioni della politica carceraria e della politica per la giustizia''. Così Giorgio Napolitano". Bisogna ascoltare con attenzione le parole di Napolitano, ma credo che - se le ragioni sono lo stato pietoso delle carceri e la lentezza dei processi - allora prepariamoci periodicamente a decidere amnistia e indulto, come sconfitta di un sistema giudiziario che non sa riformarsi. Interventi eccezionali, di là del "piacere" a Silvio Berlusconi che ne fruirebbe, che saranno acqua per i pescecani, delinquenti abituali, anche se certi reati odiosi o pericolosi potranno essere esclusi, ma non potranno essere troppi e qui cascherà l'asino. L'apertura delle porte delle carceri ripristinerà un clima più sereno nelle prigioni, meno per il flusso di persone che - malavitosi incalliti - torneranno in circolo in un momento in cui criminalità, grande e piccola, preoccupa i cittadini. L'antipolitica prenderà definitivamente il volo, che si sappia.