Utilizziamo i cookie per personalizzare i contenuti e analizzare il nostro traffico. Si prega di decidere se si è disposti ad accettare i cookie dal nostro sito Web.
26 set 2013

Sul "Tor des Géants"

di Luciano Caveri

Non conosco bene il "Tor des Géants", la sua genesi e chi siano i privati che l'organizzano. Immagino che, assecondati dalla Regione e con il gran numero di volontari e la la loro generosità, abbiano proposto al momento giusto questa gara, seguendo la moda del "trail", la montagna di corsa, a rotta di collo. Difficile dire ora se questo fenomeno attecchirà o sarà un fuoco di paglia. Va dato atto che la gara ha avuto successo e si è creata, anche in Valle d'Aosta, dove ognuno ha un amico o un parente "tordipendente", una viva curiosità per la competizione. Ad amplificare, qui da noi, ci hanno pensato i media, che hanno seguito - in vario modo - il "Tor", e che hanno consentito anche al più pantofolaio di immedesimarsi nel ritmo infernale - e certo da non imitare per chi non sia allenato a dovere - dei "giganti". Si sappia che ammiro moltissimo sia gli atleti di rilievo che quelli della domenica, accomunati da un'esperienza di una rudezza implacabile. Non so valutare il rapporto costi-benefici, ma immagino che chi ha investito parecchio denaro pubblico abbia fatto le sue valutazioni, per cui non mi azzardo ad esprimermi sul punto. Non so neppure l'esatta ricaduta nazionale e internazionale dell'evento, facilmente rilevabile da "rassegne stampa" et similia e vale quanto detto sopra. Ci sarà chi valuta. Ora, post gara, gli organizzatori picchiano duro sul miglior atleta valdostano di questi anni e anche di questa edizione, Franco Collé, accusandolo di aver "tagliato", rispetto al tracciato, lungo il vallone di Dondena, in Val di Champorcher, come da foto pubblicata su "La Vallée notizie". Lui ha replicato che la piccola digressione era per mettere a bagno un piede infortunato e che qualche "taglio" può capitare a tutti (anche a me ne hanno descritto uno di persona nota, ma non ho le prove e dunque taccio). Rilanciando poi una proposta mica da poco: perché non controlliamo, semmai, il doping? Altri sul Web osservano che piuttosto che la pagliuzza Collé, sarebbe stato meglio esprimersi sulla trave dell'atleta cinese morto quest'anno. In effetti i due argomenti sono interessanti e riguardano la credibilità tecnica della gara e la questione della responsabilità in materia di sicurezza per competizioni rischiose. Argomento che conosco bene, avendo avuto il ruolo per tanti anni di presidente della Fondazione da cui dipendeva il rinato "Trofeo Mezzalama" di scialpinismo. In effetti io penso, per molte ragioni, che l'antidoping - serio e rigoroso (che so anche essere costoso) - andrebbe previsto. Devo dire che nelle chiacchiere fra amici il tema non è per nulla un tabù e certi record pazzeschi sollevano, anche in me, ammirazione, ma anche qualche preoccupazione. Per altro, non si tratta di accusare nessuno, ma ormai - per evitare "trucchi" - i controlli sono presenti quasi dappertutto nello sport e si riducono solo in questo modo le zone d'ombra, che sono negative per tutti. Sul morto non bisogna speculare, ma semmai cercare di fare ancora meglio per avere margini sempre maggiori di sicurezza, sapendo che mai ci sarà una certezza assoluta per i rischi insiti in competizioni così particolari. Certezza che si potrebbe avere, invece, sull'ampiezza delle polizze assicurative, visto che iscriversi non costa bruscolini. Vedremo che cosa porterà l'edizione 2014 e ha ragione Collé a dire che dietro al "Tor" e alla sua immagine eroica ci sono, come in tutte le attività umane, pettegolezzi e miserie che avvelenano l'ambiente.