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24 set 2013

Il giornale e la rivoluzione digitale

di Luciano Caveri

Sono un giornalista radiotelevisivo, ma qualche finestra sulla carta stampata ce l'ho sempre avuta. Ricordo agli esordi il giornale della diocesi, il "Corriere della Valle", e qualche articoletto come vice del corrispondente locale sul "Corriere della Sera", la direzione per un certo periodo di "Le Reveil" del sindacato "Savt", poi una rubrica per anni su "La Vallée notizie" e un impegno lunghissimo e intenso su "Le Peuple Valdôtain". Nel frattempo, con alcuni amici, fui fra i fondatori di un settimanale locale, che non ebbe fortuna. Erano gli anni, a cavallo della rivoluzione tecnologica che investì la carta stampata, che oggi sembrano un nulla in confronto allo tsunami che sta colpendo oggi il settore per via dei diversi media veicolati attraverso Internet. I giornali corrono sul Web e cavalcano la multimedialità per rimediare ad una emorragia che sta decimando i giornali cartacei. L'orizzonte è sempre più cupo e chi pensa che la stampa resterà non deve farsi grandi illusioni, perché la rivoluzione digitale non si ferma e chi si crogiola nella situazione attuale, pensando al bel tempo che fu, farà una brutta fine. Tutto ciò premesso, non appaia un paradosso che condivida la strategia comunicativa dell'Union Valdôtaine Progressiste, che ieri ha presentato nel corso delle prime battute della propria festa popolare (Rendez-Vous progressiste) il proprio mensile, "Le Progressiste". Capisco che possa prestarsi a qualche battutaccia l'uso ripetuto del termine "progressiste", ma nella situazione politica valdostana questa parola - che può avere molti e diversi utilizzi - serve a segnare un distacco e un punto di partenza (di cui oggi, dopo le 16, parlerò - con uno sguardo al futuro - nella già citata festa). Ma torniamo al giornale e al rapporto che la comunicazione di una forza politica ha direttamente con l'opinione pubblica. Si tratta da una parte di toccare tutti coloro che, per varie ragioni, non sono collegati ad Internet e dall'altra resta inteso che il giornale, in versione digitale, diventerà fruibile via mail e sul sito consultabile da tutti coloro che lo vorranno, senza avere a che fare con la carta. Il nuovo sito, invece, è il segno della modernità: come già fatto sino ad oggi, ma in veste più aggiornata e leggibile, si racchiude lì una vasta gamma di notizie nei diversi formati consentiti oggi. Penso che, sempre più in forum e in chat, l'aspetto di social media a uso politico si dovrà accentuare. Aveva ragione Rita Levi Montalcini, quando ha scritto: "La creatività e l'innata facilità nell'utilizzo delle nuove tecnologie informatiche possono innescare meccanismi di trasformazione sociale a livello globale. Possibilità, queste, non attuabili nelle società statiche e patriarcali delle epoche precedenti". Quindi l'equilibrismo dovrà essere quello fra forme di contatto digitali, sempre più avanzate, e quell'aspetto umano - politico e conviviale - che resta insostituibile in una piccola comunità. Specie se si deve, in una logica... progressista, spazzar via modi di pensare patriarcali in uso ancora in politica.