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27 ago 2013

Quelle aerovie sulla nostra testa

di Luciano Caveri

Per una dozzina d'anni, ho viaggiato in aereo con una certa continuità su percorsi europei, avendo come destinazione privilegiata Bruxelles. Tranne le volte in cui mi capitava di viaggiare da Ginevra, il grande dei viaggi era da e per Torino Caselle o Milano Malpensa. Durante l'attraversamento delle Alpi, la direttrici di traffico che ho più frequentato sono state quelle che passano sopra la Valle d'Aosta, godendomi o in salita o in discesa viste panoramiche straordinarie delle nostre montagne e analoga fortuna ho avuto, a quote più basse, in decollo o atterraggio su Aosta. Ma proprio le tratte internazionali i viaggi confermavano un problema che avevo sollevato a Roma e poi a Bruxelles, quello dei troppi aerei che attraversano la nostra Valle. Scrivevo nel 1999 al Ministro dei trasporti un'interrogazione parlamentare a risposta scritta, che non ebbe seguito. Ricordavo in quel testo "che per ragioni storiche, legate all'evoluzione del volo aereo sin da epoca pionieristica, la zona del Monte Bianco - con il massiccio che contiene anche la vetta piu' alta d'Europa - è un punto di riferimento geografico che è rimasto tale dal tempo del volo a vista sino alle attuali sofisticate tecniche di radioassistenza per gli aerei, che consentono notevole sicurezza e gran precisione". Aggiungevo come questo "significa che il sorvolo della Valle d'Aosta rappresenta una costante per molte rotte aeree e l'incremento del numero di aeromobili che sorvolano quotidianamente la Valle (la stima è di circa 350 velivoli che attraversano complessivamente lo spazio aereo della regione nel corso delle 24 ore con numeri maggiori nel caso di eventi bellici, come la guerra del Golfo) è dovuto all'enorme crescita del traffico aereo lungo i diversi assi europei e mondiali e anche, in parte, alla vicinanza di importanti aeroporti, quali Malpensa, Linate, Bergamo, Caselle, Ginevra e Lione". Poi il problema politico: "questa grande concentrazione di sorvoli ha evidenti ricadute sotto il profilo dell'inquinamento atmosferico e acustico per la piccola regione e vi sono "punte" di traffico che risultano eccessive rispetto ad un elementare rapporto fra numero di aerei in volo per chilometro quadrato, che rischiano di far assomigliare la Valle a congestionate aree limitrofe ai grandi aeroporti e ciò contrasta con la locale vocazione turistica, crea preoccupazione per la popolazione residente visti i problemi ambientali al suolo che possono derivare dagli scarichi dei residui di combustione di tanti velivoli e vi sono infine problemi legati alla sicurezza di chi sceglie la Valle per effettuare il volo a vela". Con l'aiuto di tecnici mi ero infilato anche nel dedalo delle normative: "considerate le difficoltà di alzare le quote minime di sorvolo per gli aerei in partenza dalla Malpensa, che rappresentano uno dei "prezzi" che la Valle si trova a pagare dopo la valorizzazione dello scalo lombardo, è opportuno riflettere su di un parziale spostamento del traffico aereo grazie ad una modifica delle aerovie che la sovrastano e la attraversano; l'aerovia che da Saronno va a Passeiry in Francia effettua una deviazione per passare esattamente sul punto di riporto detto Banko (vale a dire Monte Bianco), dove cambia denominazione da B4 a B37, tagliando così per lungo l'intera Valle d'Aosta, mentre un eventuale tracciato congiungente, senza deviazioni, Saronno con Passeiry consentirebbe di stare più a nord, interessando solo marginalmente la zona nord-est della Valle; si tratterebbe poi di ridefinire i percorsi dei veivoli che, partendo da Malpensa, si dirigono verso ovest e che attualmente seguono o la rotta Romagnano, Biella, Aosta o si spingono, se si tratta di aerei più pesanti, sin quasi a Caselle (D17 BLA) per poi virare verso Aosta e quindi proseguire, a seconda delle rotte, verso Passeiry in Francia o per St. Prex in Svizzera. Per evitare il sorvolo di Aosta, di buona parte della Valle e soprattutto per consentire di liberare gran parte del cielo della regione almeno sino al livello di volo 300 (9.000 metri circa), bisognerebbe, almeno per un certo numero di veivoli, una volta raggiunta Biella, instradare gli aerei, a seconda delle destinazioni, o per Adiso (Gran Paradiso) dove si immetterebbe sull'aerovia A1 o per il punto Cervi (Cervino) sull'aerovia B372 o per Biban sull'aerovia L612; è certo che la ristrutturazione, pur parziale, di un sistema di aerovie che non toccherebbe, come si osservava precedentemente, altri sorvoli svolti invece ad alta quota, richiederebbe la soluzione di problemi legati ad accordi internazionali e progettazioni e realizzazioni che potrebbero scontrarsi con abitudini e scelte già effettuate da tempo, trovando perciò una comprensibile resistenza al cambiamento". Nella parte finale disquisivo sui problemi delle normative per avere aerei meno rumorosi e inquinanti. Non credo che le dose siamo cambiate, certo che allora Roma tacque, mentre la Commissione europea disse che certe questioni sarebbero state risolte con il "Cielo unico europeo", uscendo dall'assurda situazione di una visione del cielo comunitario ancora intrisa di abitudini dei vecchi Stati e dei "loro" cieli rispettivi. Ma questo è ancora di là da venire per i soliti rallentamenti nazionali nella politica europeista in tutti i settori del Trasporti. Così troppi aerei viaggiano sulle nostre teste e troppi "sfiorano" il massiccio del Monte Bianco.