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06 lug 2013

La politica e la comunità

di Luciano Caveri

Per ragioni di famiglia, ho sempre respirato l'odore della politica. Oggi, dopo tanti anni di pratica nell'ambiente per vita vissuta, posso dire che la politica e i politici che l'incarnano (dal greco politikós, "che riguarda i cittadini") possono essere rappresentati da una grande varietà di profumi o anche incarnati da terribili olezzi. Chi abbia letto il libro - tragico e a tratti grottesco - pieno di sottintesi e sottigliezze, "Il profumo" di Patrick Suskind, sa bene a che cosa mi riferisca. Per gli altri valga la constatazione che il mondo della politica è una rappresentazione in scala, attraverso il suffragio universale, dei pregi e dei difetti della società che esprime gli eletti. Conosco degli inetti e dei mascalzoni, dei capaci e dei galantuomini in varianti che potrebbero riempire la pagina: tutti egualmente frutto della stessa democrazia e delle scelte fatte dai cittadini elettori. In occasione del primo giorno del Consiglio Valle della quattordicesima Legislatura, che suona per me come una volontaria scelta operosa di non essere nelle istituzioni, dopo tanti anni di presenze varie, penso che, in fondo, il punto sia proprio questo. In un'epoca di grandi contrapposizioni in Valle d'Aosta, nel solco di una lotta politica sempre vivace sin dagli esordi balbettanti delle prime forme di parlamentarismo, bisogna non solo guardare ai politici - buoni o cattivi, secondo i gusti ma anche con molte buone ragioni per un giudizio il più oggettivo possibile - ma alla comunità che li esprime con l'esito delle urne o che, per la parte che non vota, accetta di prendere quel che hanno scelto gli altri. Capisco che coloro che si astengono non lo facciano solo per delegare altri in vece loro, ma anche perché - e bisogna essere rispettosi con chi lo pensi in questo modo - ritengono che non ci sia nell'offerta di partiti e movimenti una scarpa adatta per il loro piede. Comunque sia, oggi bisogna concentrarsi sulla comunità, ancora prima che sulla politica, che ne è lo specchio. Una comunità che è vivente, anche se erede naturale di tutto quanto è successo prima di noi. Che cosa vogliono i valdostani per il loro futuro? Questa famosa autonomia speciale è un punto di arrivo o di partenza? La sua eventuale messa in discussione varrebbe una reazione popolare? Questa amministrazione, costruita dalla politica, è al passo coi tempi? Ognuno - a proprio piacere - potrebbe aggiungere interrogativi ad interrogativi. Spero che ci sia la capacità su questo - e non sulla "politichetta usa e getta" - di cercare strade nuove e coraggiose.