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21 giu 2013

Quei centri su cui aguzzare l'ingegno

di Luciano Caveri

Mi capita spesso di lambiccarmi su problemi su cui non ho particolari competenze, ma non per un gusto astratto alla tuttologia, quanto perché penso che sia un obbligo, per chi si occupi di politica, avere una curiosità intellettuale e porsi interrogativi anche quando le risposte possono essere incerte. Abito da una ventina d'anni a Saint-Vincent (4.600 abitanti) e ne ho passati un po' di più a Verrès (2.700 abitanti). Sono due Comuni diversi, ma accomunati - come tanti paesi del fondovalle - dalla presenza di un centro storico, dove nel tempo si era concentrata gran parte della popolazione con i luoghi simbolici della comunità, come chiesa e municipio. Ma soprattutto con i negozi, esercizi commerciali e artigianali, che davano vita ai borghi. Di conseguenza le case - scrivo senza cognizioni urbanistiche o architettoniche - erano le quinte delle strade dove si svolgeva la vita quotidiana. Il fatto di aver vissuto certi anni di boom economico e di aver assistito a tante trasformazioni, così rapide in poco tempo, consente di avere memoria di quel vissuto e di quel degrado del tessuto connettivo - fisicamente ben riconoscibile - che dava solidità ai nostri paesi. Oggi, prima accentuata dai centri commerciali realizzati specie in zone periferiche e poi con la crisi economica incombente, oltreché per la fine ma anche per il decentramento altrove di attività artigianali, la chiusura di molti negozi e botteghe sta creando nei due paesi citati una desertificazione che rende vuote e squallide vaste "facciate" dei centri storici. Credo che sia un problema identico e ripetibile in molti paesi della nostra Valle e questo vale anche per molti quartieri della città di Aosta. Tutto ciò crea, a mio avviso, la necessità, che qualcuno competente faccia qualche proposta completa per evitare il vuoto, il degrado a favore di recupero e di rinascita e questo si lega all'annoso problema del riutilizzo di quella vasta parte di patrimonio immobiliare urbano esistente, al posto di continuare ad occupare nuovi terreni, aumentando il processo di consumo del suolo e di cementificazione della nostra Valle. Non ho idea di come la questione possa essere risolta, come riutilizzare vasti spazi vuoti, ridare dignità ai luoghi, rivitalizzare quanto langue e si spegne. Penso solo che si debba essere realisti e non si può certo pensare di rioccupare tutto esclusivamente con attività economiche di vario genere e va valutato quanto in edifici storici risulti ormai troppo angusto per l'insieme di standard moderni. Insomma, ci vogliono buone idee.