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21 giu 2013

Attenti al Capo

di Luciano Caveri

Più studi e vivi la politica e più le cose sembrano complesse e difficili, specie per arginare il crescente disinteresse, che si accompagna a forme le piu varie di antipolitica. Fenomeni da sempre esistenti, ma che ora diventano una patologia non piu acuta, ma persistente, congenita e difficile da debellare. Non si tratta, infatti, solo di diagnosticare queste malattie, ma anche e nel limite del possibile identificare le cure. Nessuno discute che la politica nel tempo debba essere interpretata da esponenti di spicco, che con le loro capacità sostanziano fisicamente il ruolo di collante della democrazia di movimenti e di partiti politici, che non vivono sulla luna ma nella concretezza della società, che sono chiamati a rappresentare. Diverso è quando ti accorgi che questa "logica buona" - cui sin dalla nascita sin dalla sua nascita si è ispirata l'Union Valdôtaine Progressiste - viene da altri surclassata da livelli di adorazione, che sfiorano il culto della personalità. Questo è un virus assai nocivo, perché si sa dove cominci e non si sa dove finisci. Un'immagine caratteristica di questa situazione sono state negli anni le manifestazioni "pro- Berlusconi" con l'apoteosi dei parlamentari - come soldatini di piombo - di fronte al Tribunale di Milano per difendere il "Capo" dalla supposta protervia della Giustizia. Ora, in uno scenario diverso, per Beppe Grillo si schierano i suoi con una logica da falange macedone a difesa anche in questo caso del "Capo" per le voci di dissenso interno, che domandano decisioni condivise e non imposte. Idem sui social media stanno facendo i "rollandiniani" di ferro, che per una avviso di garanzia - chiusura delle indagini preliminari per accuse di abuso d'ufficio inneggiano al "Capo" e lo invitano - chissà poi che cosa vorrebbe dire - «a non mollare» e temo che a questo si sia ispirata,sembrando un tetro déjà vu, la rinnovata fiducia dell'UV per la Presidenza in vista dell'avvio della nuova Legislatura regionale. Questa dimensione carismatica della leadership rischia di essere un accidente per la democrazia, perché in una società complessa l'accentramento del potere e la sudditanza a atteggiamenti fideistici e manichei non portano molto distante. Pensate alla grande speranza per molti dell'avvento nel centro-sinistra di Matteo Renzi, la cui apparizione sulla scena non è già più freschissima, ma è connotata proprio dal rischio che la sua personalità finisca per soffocare ogni logica di squadra in favore proprio del Leader da adorare. Trovo che, senza misura, senza gli equilibri e i contrappesi di democrazie rodate, per l'Italia ogni personalizzazione eccessiva della politica produca dei mostri.