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24 mag 2013

"Il coraggio, uno non se lo può dare"

di Luciano Caveri

Uno scrittore che amo, per l’intensità delle sue storie, è Marc Lévy, che ha scritto: "Le pire mensonge est de se mentir à soi-même". Penso che questo sia ancora più vero in politica, dove la bugia agisce in un ambito più vasto, perché in gioco c'è il rapporto con i cittadini. Ci pensavo rispetto a questa storiaccia di chi oggi si fa bello nell'Union Valdôtaine di essere uno che «ha scelto di fare la battaglia interna» rispetto ai «cattivoni» («traditori» e «fantocci», come siamo stati definiti) che se sono andati, formando il nucleo dell'Union Valdôtaine Progressiste. Io inviterei chi dice le bugie a fare attenzione, perché "io c'ero" e sono dotato, come altri, di una discreta memoria, che consente di ricordare per filo e per segno discorsi e incontri che hanno portato alla rottura. E, alla fine, alla scelta in corner di chi oggi si fa bello di essere "fedele", dopo averne detto peste e corna – per fortuna lo ha fatto dappertutto e con interlocutori diversi – di quel sistema politico che oggi si pavoneggia di voler cambiare dal di dentro. Una scelta, per carità, del tutto legittima, ma forse incoerente con il filo dei pensieri - e sui pensieri ci tornerò alla fine - e con i comportamenti. Tanto da far pensare che si sia potuto assistere ad un "doppio gioco", in violazione di regole di rispetto reciproco e persino di quell'ottavo Comandamento che dice: «Non dire falsa testimonianza». Si riferisce quest'ultimo anche alla circostanza in cui si deformano i fatti e il mentitore adopera certe vicende per avere dei propri vantaggi. La confessione "ripulisce" rispetto alla propria coscienza, ma in politica, invece, non esiste un'assoluzione. Smetto subito la parte dell'indignato, perché in fondo è meglio che sia andata così. L'area autonomista si è intasata nel tempo con persone che ricordo benissimo come manifestassero in passato il loro astio per certi ideali e valori. Facendoli poi propri con operazione di travestitismo da "Premio Oscar": oggi a sentirli sono autonomisti da venti generazioni, quando magari - ancora pochi anni fa - erano democristiani o socialisti. Contano purtroppo sulla smemoratezza di parte dell'elettorato, cui dovrebbe essere regalata - in aggiunta ai tanti premi di questi ultimi giorni, degni dell'albero della Cuccagna - anche una bottiglia del pregiato digestivo "Ebo Lebo" (quello con cui «digerivi anche la suocera»...) per poter reggere certe cose. Ha scritto Ludwig Joseph Wittgenstein: "Si potrebbe fissare un prezzo per i pensieri. Alcuni costano molto, altri meno. E con che cosa si pagano i pensieri? Credo con il coraggio". Ma come dice il Don Abbondio di Alessandro Manzoni: "Il coraggio, uno non se lo può dare". Mi sembra un epitaffio adatto e lo scrivo con vivo dispiacere.