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11 apr 2013

Ucronia

di Luciano Caveri

"Ucronia" è un termine poco adoperato e misterioso ai più. Per cui ve ne offro subito una definizione: "Dal greco au- ("non", come negazione) e chronos ("tempo"); ovvero, "non-tempo, tempo ipotetico". Questo termine indica la ricostruzione della storia o di un evento del passato sulla base di ciò che sarebbe potuto accadere o di fatti ipotetici e fittizi invece dei fatti realmente accaduti. L'ucronia è quindi una forma di "fanta-storia", una ricostruzione ipotetica di eventi ipotetici. Il termine fu utilizzato da Carl Renouvier per un romanzo che intendeva ricostruire la storia europea "quale avrebbe potuto essere e non è stata" (Uchronie, l'utopie dans l'histoire, 1876)". Ci pensavo rispetto alla pubblicazione - "La Questione Valdostana - Una nazione senza Stato" del 2011, che ho visto oggi "animata" da numerose conferenze dai due autori, Mauro Caniggia Nicolotti e Luca Poggianti. Sono loro, rispettivamente nel ruolo di Direttore e di Presidente, i principali animatori del "Centro Studi Jean-Baptiste de Tillier", che così si presenta nel loro sito: "Costituito l’8 novembre 1989, è un’associazione senza scopo di lucro che ha come fine quello di raggiungere risultati nel campo della ricerca e dello studio delle particolarità storiche, culturali e linguistiche della Valle d’Aosta". Il "Centro Studi" è dedicato a Jean-Baptiste de Tillier (1678-1744), per 44 anni Segretario degli Stati e del Conseil des Commis (parlamento) del Ducato di Aosta. Primo grande storico locale, a De Tillier si devono numerose opere, veri pilastri della storia valdostana. Uno dei temi "forti" del Centro è da sempre la valorizzazione della figura di Innocenzo Manzetti (Aosta, 1826-1877), il vero inventore del telefono". Nel loro sintetico volumetto, in una settantina di pagine, i due autori propongono una rapida carrellata sulla Valle d'Aosta dagli albori ad oggi e si identificano dei passaggi in un cui si inserirebbe, in modo suggestivo, una ricostruzione ucronica. Qualche esempio: se nel nell'undicesimo secolo la Valle non fosse finita sotto l'influenza dei Savoia, che ci accompagnarono poi sino alle soglie della Repubblica nel giugno del 1946, quale percorso avrebbe preso la nostra storia locale? Se nel febbraio 1536 gli "Stati Generali" avessero scelto che la Valle diventasse protestante, lasciando il cattolicesimo, saremmo davvero un cantone svizzero? Se nel 1860 la Valle fosse stata attratta dell'annessionismo francese come avvenne allora per la Savoia? Se nel secondo dopoguerra i francesi avessero spinto sino in fondo per un plebiscito saremmo oggi con la Francia? O se i Savoia avessero chiesto un Principato per i propri erediti nella situazione tempestosa seguente al referendum del 2 giugno 1946? Se la Valle avesse ottenuto negli anni dopo l'emanazione dello Statuto del 1948 di essere "zona franca", fuori dalla linea doganale italiana, quali sarebbero state le ripercussioni politiche? Cosa ne sarebbe stato della nostra autonomia speciale se nel 2001 la riforma costituzionale avesse abolito le "speciali" o se, in quegli stessi anni, avesse vinto, invece, per la prima volta la sinora perdente opzione per un'Italia federale? Sono certo degli esercizi di stile, ma utili a capire che non esistono strade obbligate e percorsi certi, che portino ineluttabilmente dal "punto A" al "punto B". E l'attenzione, rispetto all'autonomia speciale di oggi, benché imperfetta, sta proprio nel fatto che bisogna avere, nel limite del possibile, la percezione del bivio e capire dove condurranno le diverse strade. Certo fa riflettere un brano di Jorge Luis Borges, in cui scrive "Schopenhauer diceva che cercare un senso nella storia è come cercare nelle nuvole forme di leoni o di montagne. Uno le trova, quando le cerca, però sono arbitrarie. Vi faccio una confidenza: io vedo la storia come un lungo sogno, un lungo sogno arbitrario e, quello che forse è più strano, è che è un sogno che sogna se stesso. Un sogno senza sognatore".