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01 apr 2013

Sono giunto al "Kindle"

di Luciano Caveri

I libri sono una delle mie passioni e ringrazio in particolare mio papà di avermi trasmesso il gusto onnivoro della lettura sin da ragazzino. Entrare in una libreria o in una biblioteca è una gioia per chi ami il libro. Specie quando si sceglie un acquisto non c'è più nulla di bello che aggirarsi a compulsare i volumi alla ricerca di una illuminazione. Mi riconosco in una frase, che può sembrare grottesca, di Ennio Flaiano: "Un libro sogna. Il libro è l'unico oggetto inanimato che possa avere sogni". I sogni, almeno la frase per me ha questa lettura, sono quelli del lettore che, percorrendo le pagine di un libro, le filtrano in modo diverso a seconda della propria personalità, cultura, visioni, idee. Il libro è tridimensionale, evocativo, favoloso. Stai fermo e ti muovi, impari, incontri.

Al cartaceo, che resta il libro per definizione, nel tempo ho cominciato ad affiancare altri metodi di lettura o simili. Come gli audiolibri che scarico sull'iPhone, dove ho anche - specie per la consultazione - dizionari e vocabolari in formato digitale assieme a libri che possano risultare utili. Ora, dopo qualche titubanza, mi sono dotato di un "Kindle" e sono contento di questo piccolo lettore che ti consente un accesso a un patrimonio enorme di libri, molti dei quali sono dei classici gratuiti. Per altro i costi, rispetto ai libri di carta, sono molto inferiori e di questi tempi non è banale. Questa nuova dimensione, fatta di tablet multimediali connessi alla rete, è un arricchimento culturale che apre a grandi possibilità. Un tempo esisteva un gap sociale indubitabile: io appartenevo a quelli fortunati, che contavano in casa su un grande patrimonio di libri che facevano la differenza con chi, invece, non aveva questa stessa fortuna. Quando mi capita di andare a Verrès, nella casa dei miei genitori e ritrovo tanti volumi, compresi quelli dell'antica biblioteca di e bisnonno, mi riconosco in quella frase di Tahar Ben Jelloun: «Une bibliothèque est une chambre d'amis». E, su questa linea, anche nelle altre case che ho abitato ho accumulato libri, spesso annotandoli, quando ritenevo di poter ritrovare qualcosa di utile per il mio lavoro. Noto un calo nella lettura e molti quando capita di leggere ti guardano piuttosto straniti. Chissà che la dimensione elettronica non rilanci questo indispensabile strumento che è stato il libro e che ha reso il sapere qualche cosa di portatile, di distribuibile, di discutibile.