Utilizziamo i cookie per personalizzare i contenuti e analizzare il nostro traffico. Si prega di decidere se si è disposti ad accettare i cookie dal nostro sito Web.
12 mar 2013

L'autonomia delle idee e dei valori

di Luciano Caveri

Non lo dico per snobismo o presunzione, ma per diretta conoscenza. Molti di quelli che in queste ore esaltano l'Autonomia speciale ne hanno, in termini storici e giuridici, una conoscenza davvero scarsa. Non mi riferisco solo a qualche discorso ufficiale scritto da apposito e rispettabile scribacchìno, ma in generale ad un distacco - anche fra molti "addetti ai lavori" - fra l'utilizzo dell'autonomia come orpello retorico simile al prezzemolo e una miseria di conoscenza reale dei suoi contenuti e dei suoi problemi.

Per scoprirlo basterebbero una versione locale de "Le Iene" che scoprirebbero quanto queste mie non siano delle malizie, ma una triste realtà, specie in quella che potremmo definire l'élite valdostana, cioè quell'insieme di decisori che occupano molti dei gangli vitali della nostra comunità. Ed invece una buona alfabetizzazione su ragioni e contenuti dell'autonomia dovrebbe far parte sia dell'idem sentire della comunità, consapevole delle ragioni della propria identità, sia di un gruppo dirigente, inteso come un insieme di persone su cui grava una responsabilità ancora maggiore. L'ignoranza e l'oblio su questioni cruciali non roba da nozionismo concorsuale o appannaggio di esperti prezzolati che riversino la loro scienza su chi non ce l'ha, perché c'è qualcosa di più profondo. Un popolo che ritenga di avere ragioni particolari per avere un regime autonomistico "speciale" deve avere due punti di riferimento. Il primo sono le radici, che vengono dal passato e assicurano il percorso sinora compiuto, smentendo la storia dei privilegi e dei diritti non dovuti. Il secondo è che l'autonomia è dinamica e, come un essere vivente, si evolve e cambia a seconda degli scenari in cui agisce e la sua forza deriva dalla passione che i cittadini e i suoi rappresentanti eletti sanno trasmettere qui e all'esterno. Se, invece, tutto si limitasse a un rito ripetitivo, ad una stanca rievocazione del passato, ad appelli triti e ritriti, allora ci sarebbe da preoccuparsi perché la fiamma rischia di spegnersi. Per questo ci vuole oggi una "rivoluzione autonomista" che riprenda le ragioni storiche e la forza propulsiva del regionalismo e del federalismo, denunciando chi per ignoranza, sciatteria o peggio per propri interessi cavalca l'assopimento della coscienza dei valdostani. Troppi autonomisti di facciata o centralisti travestiti da autonomisti avvelenano le sorgenti originarie. Oggi bisogna, per questo, ripartire da idee e valori per evitare che un autonomismo di cartapesta indebolisca la Valle d'Aosta sino ad irreparabili conseguenze.