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22 feb 2013

Un breve appello

di Luciano Caveri

Poche ore ci dividono dal voto e per quel che mi riguarda, allo scoccare della Mezzanotte di venerdì, mi atterrò in questo mio sito alle regole del "silenzio elettorale". Non è un obbligo di legge per i social network, ma credo che sia una questione di rispetto di regole non scritte e di bon ton nel rapporto fra competitori alle elezioni. Spero che chi lo farà, adoperando lo stesso certi media nelle ore in cui fare campagna elettorale sarebbe vietato, venga colpito dal disprezzo, perché continuare a far propaganda elettorale è una furberia non condivisibile. Non voglio giocare alla verginella spaurita, perché so bene che la politica - come diceva il molte volte citato ex ministro socialista Rino Formica - «è sangue e merda».

Chi ha deciso di fare politica fa i conti con questa realtà, anche se rivendico che la rudezza degli scontri e la difficoltà delle competizioni non significhi affatto che si possano fare sconti rispetto all’onestà personale, che è ormai - dopo tanti anni di attività - il grande distinguo che mi fa catalogare persone di qualunque schieramento in buoni e cattivi. Lo diceva un poeta come Jacques Prévert con una strofa fulminante: «Quand la morale fout le camp, le fric cavale derrière». I soldi, i soldi. Certo, troppi veleni si sono riversati su questa campagna elettorale per le politiche in Valle d'Aosta. Personalmente, a parte le considerazioni politiche che possono essere anche ruvide e qualche frecciatina che in politica ci sta, non ho accettato - come gli altri dell'Union Valdôtaine Progressiste - di trasformare i comizi in aggressioni. Trovo che un atteggiamento aggressivo e pure cattivo sia stato sbagliato e anche disdicevole per chi ricopra cariche istituzionali e segno tangibile di un nervosismo che è originato dall'insicurezza e dalla paura. Il filosofo spagnolo Fernando Savater ha scritto: «Oggi insegniamo ai ragazzi che la politica è corrotta, come se gli spiegassimo che un tostapane serve a carbonizzare il pane. Invece bisogna spiegare che anche la democrazia ogni tanto si guasta e bisogna rimetterla in sesto». Senza alcuna presunzione, credo che sia quello che è capitato in Valle d'Aosta: il tostapane si è rotto e brucia il pane. Una situazione che, sera dopo sera, abbiamo condiviso con molte persone e che - è una mia percezione e me ne assumo la responsabilità - che si è diffusa nella comunità valdostana. Per questo una delle condizioni per un punto a capo salutare per tutti è il voto alla Camera dei Deputati per Laurent Viérin.