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21 feb 2013

L'autodafé

di Luciano Caveri

Si è sviluppata attorno alle scelte di chi, come me, ha lasciato l'Union Valdôtaine una polemica comprensibile e che rientrava nei rischi assunti e accettabili sino a quando non si sono adoperati - da parte di chi ha scelto i panni del "nemico", quando al limite doveva essere un "avversario" - insulti, insinuazioni e toni violenti. Le accuse, anche le più rudi, fanno parte delle regole del gioco, visto che la politica non è un'attività mite, ma come sempre c'è chi esagera e monta la panna con grande impegno e in certi caso con l'eccesso di zelo di chi nasce schiavo e si sente interprete di un autoctono "autodafé". Spieghiamoci. Il dizionario storico della "Treccani" così definisce l'autodafé: "in senso letterale, dal portoghese auto da fé, "atto della fede". Proclamazione pubblica della sentenza dell'Inquisizione spagnola contro i colpevoli di eresia, cui seguiva l'abiura o la condanna. Indicò anche l'esecuzione sul rogo degli eretici e le cerimonie che la accompagnavano. Il primo autodafé fu celebrato a Siviglia (1481), l'ultimo in Messico (1815)". Il meccanismo è interessante: chi si pente con l'abiura e non segue più l'eresia è bravo e verrà salvato dalla morte. Di pentiti ne abbiamo visti anche in queste settimane nella politica valdostana con persone che hanno fatto delle giravolte da circo e che hanno ottenuto vantaggi o promesse di vario genere. A dire il vero abbiamo testimonianze di chi, al contrario, ha respinto le lusinghe per ottenere il pentimento richiesto e di chi con coraggio ha respinto al mittente le minacce, genere «attento al lavoro» o «occhio alla tua attività». Si chiamerebbe "minaccia" o, se riuscita, "violenza privata". Roba da codice penale e moralmente deprecabile, ma c'è chi per detenere il potere sarebbe pronto a un patto con il demonio e purtroppo anche in politica esiste il male. Ma l'interesse maggiore è - nell'uso odierno dell'autodafé - per l'eretico, che viene accusato di seguire una falsa dottrina. Per lui il destino è il rogo purificatore, compiuto attraverso i comizi in cui dardi infuocati vengono scagliati verso il colpevole e più è basso il livello culturale dell'oratore e più si striscia nel fango. Alcune affermazioni rientreranno nell'olimpo dello scemenziaio. Considero, a conti fatti, che queste affermazioni, sia per il contenuto che per chi le ha pronunciate, come delle medaglie al merito. L'Inquisitore non deve più fare paura.